Lettori fissi

11/06/21

Quella dei turchi

Quella dei turchi | 2021 L’ultima volta è stato di giovedì. Una decina di anni fa. i primi giorni di un settembre particolarmente mite. Era capitato di usufruire di un soggiorno premio che aveva avuto in sorte un amico collega di lavoro. Il trilocale sulla spiaggia serviva giusto come punto di appoggio: sveglia, doccia e colazione oltre al riposo notturno. Le sole quattro funzioni che c’interessassero. Per il resto una settimana da turisti senza metà: sole e mare, gastronomia e archeologia, lunghi viaggi e tramonti imperdibili. Niente di organizzato. Tutto al momento. Tutto fresco come un pesce di pescato. Usavamo la base come guardaroba e l’auto in fitto, navigatore e fresco compresi, per gli spostamenti sempre più lunghi e perigliosi. Duemila e trecento chilometri in una settimana, un botto di carburante e altrettanti biglietti di cartamoneta. Oltre ad una quindicina di granite e brioche col tuppo. La marina della città bianca ci faceva da base. Per il resto; in doppia coppia come un poker d’altri tempi; via la mattina presto e ritorno la sera tardi. Come dei forzati della vacanza per scoprire cose e case e persone le più disparate. Quel giorno siam tornati a veder la scalinata. Quella di Santa Maria del Monte a Caltagirone. La mia prima volta data della metà degli ottanta appena dopo la laurea. Rammento che saltellavo come un grillo parlante su è giù per i centoquaranta gradini. Felice come Guido; lui ancora non lo sapeva ma avrebbe ripetuto gli stessi gesti una ventina d’anni dopo; caraccollavo a destra e a manca da un capo all’altro dei palazzi che la contengono. E ogni tanto mi buttavo per terra a catturare immagini e disegnare i decori delle maioliche delle alzate. Quell’ora fu fantastica. Nonostante le canzonature dei compagni di viaggio da allora mi porto dentro quei sessanta minuti. In cuore. Ci son poi tornato più volte. Quasi come un mantra ho cercato occasione, ad ogni venuta nell’isola, per ripetere la visita. Le conto sulle dieci dita meno una e con quella di oggi arrivo al conto pari. E per altrettante volte ho cercato un’ altra scalinata. Questa devo dire senza mai trovarla. Ho cominciato la ricerca delle immagini dal momento che ne ho avuto notizia su di un libro di geografia delle medie e quindi una cinquantina, quasi, di anni addietro. L’ho continuata col viaggio in “erre quattro” che ci portò al periplo dell’isola su quattro ruote. Ancora dopo con la famiglia a completo e la tenda a seguito. Diverse volte l’anno che c’era da seguire i lavori della piazza di Grammichele. Tutte le volte c’ero andato attrezzato con tanto di mappe, foto, disegni, descrizione di viaggiatori e quanto altro. Ma niente. Non avevo barra avevamo mai avuto il piacere. Tutto questo malgrado la proverbiale capacità di orientamento universalmente riconosciuta. Ma questa volta avevamo la tecnologia dalla nostra parte. L’auto è dotata di navigatore aggiornato, almeno così ha risposto a precisa domanda il locatore. Abbiamo i telefoni intelligenti anche loro dotati di sistemi di navigazione di ultima generazione. Prima di partire mi son dotato di dettagliata carta topografica a colori. Mi son fatto arrivare anche un libro di geologia dove si ragiona della particolare marna bianca con cui è costituita la scogliera. Da certi parenti ho preso in prestito un preciso binocolo zeiss un poco vecchiotto ma con la confezione nuova di pacca. Tutto quanto approntato e funzionante. Insomma si pole partire. La mattina mi son accordato con il resto del gruppo. Dalla città della ceramica al luogo della ricerca ci sono centoventi, un paio d’ore per queste strade. Dopo pranzo si scaldano i motori e si va. Verso le sedici siamo in vicinanza di Agrigento e della sua “valle dei Templi” che serbiamo per il tramonto. Adesso ci tocca il bagno lungo costa. Tac. È il momento di accendere tutti i sistemi di ricerca. Bip. Nessun esito: Nichts, rien, nothing, nada. Insomma niente. La tecnologia ci manda in giro per città e campagna. A vuoto per un’ora e anche di più: stradine senza sfondo, località che non esistono, perdita di segnale, aggiornamento in russo e simili quisquilie e pinzillacchere. Evidentemente questo luogo non ne vuole sapere di esser trovato. È un fantasma o forse son io che non lo devo visitare per un qualche disegno superiore, fattura, sfiga o che ne so? Questo non so. Son però sicuro, ho fatto i conti proprio stamani, che son quasi cinquanta che mi voglio cimentare nell’arrampicata della scalinata. Quella dei turchi.

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