Ampelmann, 1 | 2014
060714
Verso la metà
del mese scorso mi arriva il seguente messaggio di piccione elettronico,
spedito per la precisione lunedì 16/06/2014 ore12:27, che riporto par pari qui
a seguire. “Gentili in indirizzo, vi inoltro l'operativo dei voli per la visita
a Berlino: partenza domenica 6 luglio da Pisa per berl.schoenefeld ore
09.30 arrivo 11.20; ritorno sabato 12 luglio da berl.schoenefeld ore 06.00
arrivo a Pisa ore 7.55. Bagaglio da spedire KG 20 + bagaglio a mano. Vi
giro anche elenco dei partecipanti con relativi contatti. Seguirà nei prossimi
giorni il programma di dettaglio delle visite. Buona giornata. Monica” . Lo
stesso dispaccio, lo leggo dall’indirizzario, arriva a dodici persone me
compreso.
Di questi
individui ne conosco meno della metà della metà. In pratica son sicuro per due
e incerto, al trenta per cento, per un terzo. Gli altri mi son sconosciuti e,
presuppongo io a loro. Per un momento son tentato di attaccare la ricerca in
rete dei compagni di viaggio ma poi vince la curiosità di chi ama alla morte la
sorpresa dell’uovo. Quello di Pasqua e in generale tutte le sorprese. Ancora
oggi, che ho da poco passato gli anta, mi trovo a litigare con Guido o Giulia
per il pezzetto di plastica dentro l’ovino Kinder.
Ricordo ancora
con precisione il tono di voce della solerte infermiera dell’istituto privato
che gestiva l’esame clinico Amniocentesi quando al telefono cercavo notizie su
malattie genetiche o ereditarie del secondo nostro figlio.
“Ha un bel
pisello”, disse.
Ed io: “Scusi
Dottoressa, ma non avevo mica chiesto il sesso”.
E lei: ”Scuse
accettate. E poi non sono mica Dottoressa. Sono la sua assistente. E comunque
tutti, e sottolineo tutti, i babbi chiamano per sapere quella cosa lì. Anzi le
voglio dare un’altra bella notizia …”. Mentre i primi sintomi della febbre del
gemello mi assalgono, continua cinguettando “… qui vedo che avete già pagato.
Non si disturbi a venire a ritirare il certificato che lo spediamo per posta.
Saluti e figli maschi” intanto che attacca con un click.
È inutile
raccontare: rabbia, collera, odio e invettive che si beccò la maledetta che per
l’appunto ci prese in pieno. Da diciannove anni ci sediamo a tavola in quattro
e, per copiare una frase surreale che appare sempre più spesso sulla stampa o
nei discorsi della gente: siamo di pari genere.
Il giorno
stabilito siamo partiti di buon ora. Il ritrovo era alle sette e quarantacinque
davanti al cheek in della compagnia Easy Jet per il volo delle nove e trenta.
La compagine è composta di tredici persone quanto mai eterogenee per formazione
e interessi come scoprirò durante la trasferta. Ci son donne e uomini, giovani
e vecchie, belle e brutti e via a seguire. Va da sé che, non me ne vogliano gli
interessati, ognuno dei partecipanti s’incasella per suo conto nel posto che
gli pare. La caposquadra fa le presentazioni tra i tre sottogruppi della
comitiva: 5 provengono da Grosseto, 3 da Siena e 4 da Arezzo. Non sono mai
stato un drago in matematica ma fino a una somma a mente di difficoltà
elementare ci arrivo.
E per questo
sbotto: “Fermi un momento … 5+3+4 è uguale a 12 … manca il tredicesimo
villeggiante”. E mentre lo spirito del commissario Montalbano si impossessa di
me continuo: “Cari compagni di viaggio. Se vi ricordate alcuni giorni or sono
un non meglio identificato signore di Prato comunicava di essere da solo e
quindi disponibile a fare il viaggio insieme tanto lui poteva essere all’uscita
di Montelupo Fiorentino della SGC FIPILI …”. La deduzione di Salvo poliziotto,
a questo punto, diventa facile e posso concludere: “… E visto che non ho
sentito tra di voi nessuno con spiccato accento pratese mi pare di poter
affermare che il mancante è proprio il tecnico che aspetta sulla superstrada
dalle parti di Empoli. E te Monica capocomitiva che dici?”.
E lei:
“Effettivamente non vedo l’ingegnere”.
Oramai il
personaggio di Camilleri sono io e allora posso finire l’indagine con il suo
inconfondibile accento siciliano: “Secondo me il giovane con pochi capelli che
sta arrivando in tutta fretta verso di noi col rischio di spaccare le gambine
alla bambina di quel panzer tedesco a sedere qui vicino è il nostro uomo”. Era
una sparata a caso ma la fortuna del principiante a volte funziona: ci ho preso
in pieno.
070714
Ieri mattina
alla stazione dell’aeroplano ci accoglie Cornelia; il nostro contatto
organizzativo per tutta la settimana. Non sarà con noi che per quel primo
pomeriggio e pare in buona conoscenza col nostro capobranco. Poi dopo in
albergo incontriamo Monia; la nostra personale interprete e guida e consigliera
fino alla fine del viaggio.
Siamo a Berlino.
Che mi ricorda questa parola? A sentimento e senza attaccarmi alla rete o
consultare libri o dossier: Berlin di LR, Heroes di DB, l’Angelo azzurro di MD,
il Cielo sopra a … di WW e quello di FG, la Spia che venne dal freddo di JLC,
la Guerra fredda tra USA vs URSS, i Nazi con le SS e il Grande dittatore di CC,
Cristiane F e suoi ragazzi dello zoo di … e poco altro. E se vi pare poco,
fateci un giro.
080714
Stamani ho
deciso due o tre cose: 1 questo scritto diventa un Diario minimo che dura il
tempo del viaggio; 2 il diario si scrive solo la mattina tra le sette e otto e
trenta asseconda del tempo che posso dedicargli; 3 il testo è vergato sul
quaderno dalla copertina blu navy formato A5, della serie “Bellezze d’Italia”,
super bianco, bella copia, ditta Ceprat, cartiere Ceprano e Atina; 4 solo dopo il rientro in
patria il testo verrà dattiloscritto, su carta riciclata ottanta grammi su
metro quadrato, cartiere Fabriano, con la Valentina 1 di rosso vestita; 5
Quando ho cominciato la lista numerata ho contato sulle dita di una mano ma
adesso mi son perso il mignolo che ritrovo solo dopo alcuni minuti di
riflessione. Il cinque è la decisione di scrivere sempre ed esclusivamente
nella hall dell’albergo che ci ospita: Motel one di Tiergarten e più
precisamente seduto sulla prima delle tre comodissime poltrone di tessuto
celeste elettrico. Quelle che stanno davanti all’acquario virtuale con il pesce
giallo che scheggia come un fulmine dentro il video Samsung da 54 pollici e 3/4
2. La mia seduta è quella illuminata
dall’Arco di Achille 3 e poggia sopra un tappeto di finta erba di lana
multicolore sui toni del giallo verde marrone celeste. Punto a capo.
Uffa! La
premessa stamani è stata davvero dura. Meno male che gli altri del gruppo
stanno ancora in camera. Forse ce la faccio a raccontare qualcosa di ieri. Lo
farò comunque per sommi capi quasi fosse una relazione tecnica da spedire al
Comune per costruire una cuccia da cani o meglio un rifugio per il canarino.
Di buon’ora la
nostra guida M da Cremona ci ha accompagnato c/o la Scuola edile che ci ospita
e che ha organizzato gran parte delle visite dei prossimi giorni. L’ente di
formazione professionale Lehrbauhof di Marienfielde è ospitato in luogo
periferico appena usciti dall’omonima stazione del treno. Il suo direttore, con
la faccia del simpatico raccontatore di barzellette che c’è sempre in ogni
ente, ci accoglie e ci accompagna per i laboratori di arti e mestieri dentro
capannoni tematici. La visita ci impegna fino al primo pomeriggio. Poi, dopo
aver scansato per un pelo un viaggio sotto la pioggia, si ripiglia il treno per
la Berlino dei quartieri orientali.
In città si
percorrono le rive del fiume Spree in tangenza all’Isola dei Musei dove ci
sono, per esempio, l’altare di Pergamo, la porta di Mileto e anche il busto di
Nefertiti. E mi pare che in un paio di questi ci sia lo zampino di KFS 4. Tutto
il lungo fiume è un unico e ininterrotto gigantesco cantiere che comprende la
ricostruzione del Berliner Stadtschloss; il castello degli imperatori della
Germania. Quest’edificio è una costruzione in calcestruzzo armato sulle tracce
del demolito originale e si vocifera che sarà finito al grido del “dov’era e
com’era”. Una puttanata galattica secondo il modestissimo parere di chi scrive.
Verso le cinque
della sera la visita … è finita … gli amici se ne vanno … 5. Il gruppo si
divide in due. Molti se ne tornano in albergo perché stanchi morti. Io e pochi
altri temerari saliamo sul tetto del castello, anche se in realtà siamo al
quarto piano di una specie di box prefabbricato attaccato al cantiere in corso d’opera.
Il punto informativo sulla ricostruzione del castello della città di Berlino in
lingua madre definito Humboldt Box Berlin dotato di terrazza calpestabile con
bar ristorante e soprattutto veduta spettacolare sulla piazza antistante. A
questo punto, dopo che ci han cuccato tre euro cadauno per l’ingresso
all’altana, credo che ci meritiamo un bell’espresso. Io però non ci casco e,
mentre i miei compagni d’avventura si sorbiscono il solito sciacquone marrone
mascherato da caffè italiano, mi faccio un ottimo
spritz con Aperol che almeno questo l’hanno imparato.
Poi via
all’appuntamento con la comitiva in Alexanderplatz per la cena fissata
alle ore diciotto. “Alle 18? …” – penso – “… qui cenano come i polli”. Ma
questa battuta me la tengo per me e anzi, per non urtare la sensibilità dei
nostri ospitanti casomai dovessero leggermi, magari la metto tra (parentesi).
Per arrivare al posto del mangiare abbiamo come riferimento la torre della
televisione alta ben oltre i trecento metri. Lo spillone porta, ai tre quarti
da sotto, una palla rotante abitabile dove si pole andare a mangiare 6 . Comunque com’è e come non è la passeggiata
della digestione cominciata verso le venti p.m. si è trasformata in trekking
urbano di un paio d’ore abbondanti. C’era questa torre che sfuggiva
continuamente. Un momento era lì e poi ti giravi e la vedevi chiaramente più in
la. Era il gioco dei quattro cantoni. Secondo me qualcuno; magari l’architetto
progettista; è stato ingaggiato della Mercedes che gli ha cacciato sotto
quattro ruote adeguate.
Durante la
camminata notturna il nostro dichiarato esperto in domotica ci racconta un
fatto che gli è capitato di recente. Il tema è l’automazione degli spazi
interni siano essi pubblici, ricettivi o domestici. Non ci penso neanche a
tentare altre spiegazioni oltre queste e attacco con il suo resoconto in prima
persona. “Ascoltate questa. L’inverno scorso sono stato impegnato a tenere un
corso sulla casa intelligente a Bergamo. La sera ero alloggiato presso un hotel
vicino alla scuola. Avete presente una di quelle strutture ricettive che
sorgono vicino ai caselli dell’autostrada? Nuove di pacca, tutte colorate e un
po’ fighette? Era una roba simile. La camera poi era dotata di una barca
d’impianti tecnologici i più alla moda. E però ci mancava il sistema di
controllo e gestione degli impianti interni alla stanza. Allora la mattina
faccio un esperimento. Lascio tutto acceso e funzionante: luci, tv, aria
condizionata, doccia, lavabo, finestra aperta e chiudo la porta. Riapro dopo
alcuni minuti e tutto funziona alla perfezione. Scendo nell’atrio e racconto
del mio esperimento alla cortese signorina che mi si para di fronte al bancone
della ricezione: finestra, luci, impianti, rubinetti tutti aperti a tutta
randa. Intanto, con nonchalance, tiro
fuori dalla giacca il mio biglietto da visita e, rivolto al direttore che
somiglia in maniera impressionante a quel giocatore di palla ovale della
pubblicità della FCA, esordisco: “Caro direttore. Secondo me voi avete un
piccolo problema di consumi. E se volete io ho un idea della soluzione. La
parola magica è domotica e si mi dà quindici minuti le spiego tutto”. Alla
parola quindici l’energumeno comincia a gonfiarsi e gli si lacerano gli abiti.
Alla le spiego è diventato due metri e settantacinque e la pelle cambia colore
con molta evidenza. Al tutto lo vedo diventare di colore verde Hulk e lo sento
grugnire come il mutante. Allora capisco che è l’ora di fare il Baglioni.”
La battuta mi
esce spontanea ma evito di esprimerla alla comitiva. La serbo per questo scritto.
Eccola come se l’avessi espressa al momento: “Cari camerati. Non male la
storia. E secondo me ci potrebbe essere una buona morale applicata per esempio
al campo della tettonica. Sappiamo tutti che OBL era un discreto ingegnere e
apparteneva a una famosa famiglia di costruttori. Quello che non tutti sanno
era la sua esperienza con le strutture di acciaio. E poco più di una dozzina di
anni or sono la sua impresa era entrata in crisi. Il mercato immobiliare? La
bolla dei prezzi? Le banche? E chi lo sa. Fatto sta che il lavoro se lo procura
da solo. Se la montagna non va da Maometto ci pensa lui. Fitta un paio di
velivoli e via”.
Pausa a effetto
e poi: “Ho il sospetto che non abbia lasciato biglietti da visita”.
090714
Per raccontare
dei fatti di ieri inizio da stamani. Solita levata, di anticipo sulla sveglia,
verso le cinque e 48 e alle sei accendo il video e guardo il bollettino di
guerra. I panzer tedeschi hanno umiliato la nazione organizzatrice dei mondiali
di calcio in corso. Ieri sera, causa viaggio di rientro, ho solo avuto la
notizia del risultato. Stamani ho visto le azioni dei gol racchiuse in un video
di diciotto secondi netti. Pareva un tiro al bersaglio al luna Park o anche un
allenamento tra titolari di serie A e riserve di lega prof o meglio ancora la
classica sfida tra scapoli e ammogliati sul modello delle mitiche del Fantozzi
rag. Ugo. 1 a 7. Impressionante la facilità di metterla dentro la porta del
povero JC.
Ma per tornare a
bomba ieri mattina abbiamo fatto un lungo giro in Potsdamer Platz in visita a
edifici e spazi pubblici, centrali di recupero acque piovane e grigie. Era pure
in programma la salita sul tetto del grattacielo Daimler Benz 9 ma poi i lavori
di manutenzione della copertura ce l’hanno di fatto impedito. La giornata è scorsa
in maniera noiosa tra sole e nuvole, temporali improvvisi e pioggerella
finissima che ci ha inzuppato di brutto. Quindi alla fine del pomeriggio gran
parte del gruppo è rientrato per docce e cambi. Solo alcuni stoici sono rimasti
sul pezzo a chiacchiera in un bar davanti in vista della piazza. Non faccio
nomi e manco cognomi; mi limito alle iniziali: MB MM AB BG MG FC anche se dopo
poco un paio di monogrammi son fuggiti. La discussione davanti al caffè è stata
molto intensa e a tratti ha assunto connotati psicologici di basso livello fino
al gossip di gruppo.
Il pomeriggio è
scivolato in sera e noi anche verso la Porta di Brandeburgo insieme a qualche
centinaio di mila berlinesi che hanno spinto la loro squadra verso la finale
del 13 prossimo venturo.
100714
Stamani si va in
visita dell’ex aeroporto di Tempelhof. Quello ex militare che una società
immobiliare aveva individuato come luogo per un nuovo quartiere di lusso.
Quello che, in forza di un referendum civile e democratico promosso all’inizio
da sparuti gruppi di cittadini che pian piano son diventati una maggioranza, è
rimasto all’uso di parco pubblico. Un grande polmone verde inglobato dalla
città che è già comunque molto green.
Ieri sera gli
argentini del calcio si son guadagnati l’accesso alla finale di domenica
prossima. La partita non l’ho vista per via che eravamo, come talpe, in giro
per pubbliche linee sotterranee. Al ritorno in albergo son salito in camera ed
ho acceso la televisione per i tempi supplementari. Che in realtà non ho visto
per niente causa assopimento temporaneo fino al rigore sbagliato da WS che ha
in pratica regalato il biglietto per Rio agli amici di Messi.
Ieri è stata una
giornata campale. Il contapassi impiantato sotto il piede dx ha segnato,
all’arrivo in camera, qualcosa come 19.166 10 passi divisi in: 5.022 durante la
mattina fino al desinare, 2.527 per la visita al laboratorio statale di gessi
dei musei di stato di Berlino e infine 11.617 alla ricerca del MVDR della nuova
Galleria Nazionale. Totale undici chilometri e mezzo. Mi piace pensare che Mies
sia un mio vecchio amico che se n’è andato prima che lo potessi incontrare. Una
volta, era un secolo fa, ho disegnato un edificio davanti ad un suo celebre
padiglione e gli ho anche dedicato una novella 11.
Mi pare riduttivo
raccontare la visita. È un’esperienza da fare di persona e se qualcuno ha
voglia di ragionarne sono a disposizione.
Durante il
pomeriggio, libero a disposizione per la visita della città, ho avuto modo di
ragionar con FC sul tema rifiuti. Su questo ha testato una scoperta fatta per
caso un paio di giorni fa sul reso delle bottiglie di plastica e vetro. Ha
veduto alcuni ragazzi che passavano dalla cassa di un bar con alcune bottiglie
e uscivano dal locale con spiccioli in mano. Poi ha notato una signora anziana,
chiaramente senza tetto, che si affacciava sul bordo dei cassonetti a recuperar
bottiglie che cacciava dentro un grande sacco di plastica. Ha fatto uno più uno
e ha recuperato tutte le bottiglie della nostra sosta in birreria scoprendo che
la plastica vale centesimi 25 mentre il vetro solo 5. Un pochino simile a
quanto, ricordo, succedeva in Italia fin verso la metà degli ottanta con il
recupero delle bottiglie di vetro.
Poi noi si è
cominciato la raccolta differenziata, con i disastri che sappiamo, e loro hanno
cominciato col vuoto a rendere. E se non ricordo male ho visto pochissimi
cestini di rifiuti e nessun bottiglia per terra.
Hanno avuto
ragione loro.
… Continua