Lettori fissi

27/02/20



Ampelmann, 1 | 2014

060714
Verso la metà del mese scorso mi arriva il seguente messaggio di piccione elettronico, spedito per la precisione lunedì 16/06/2014 ore12:27, che riporto par pari qui a seguire. “Gentili in indirizzo, vi inoltro l'operativo dei voli per la visita a Berlino: partenza domenica  6 luglio da Pisa per berl.schoenefeld ore 09.30 arrivo 11.20; ritorno sabato 12 luglio da berl.schoenefeld ore 06.00 arrivo a Pisa ore 7.55. Bagaglio da spedire KG 20 + bagaglio a mano. Vi giro anche elenco dei partecipanti con relativi contatti. Seguirà nei prossimi giorni il programma di dettaglio delle visite. Buona giornata. Monica” . Lo stesso dispaccio, lo leggo dall’indirizzario, arriva a dodici persone me compreso.
Di questi individui ne conosco meno della metà della metà. In pratica son sicuro per due e incerto, al trenta per cento, per un terzo. Gli altri mi son sconosciuti e, presuppongo io a loro. Per un momento son tentato di attaccare la ricerca in rete dei compagni di viaggio ma poi vince la curiosità di chi ama alla morte la sorpresa dell’uovo. Quello di Pasqua e in generale tutte le sorprese. Ancora oggi, che ho da poco passato gli anta, mi trovo a litigare con Guido o Giulia per il pezzetto di plastica dentro l’ovino Kinder.
Ricordo ancora con precisione il tono di voce della solerte infermiera dell’istituto privato che gestiva l’esame clinico Amniocentesi quando al telefono cercavo notizie su malattie genetiche o ereditarie del secondo nostro figlio.
“Ha un bel pisello”, disse.
Ed io: “Scusi Dottoressa, ma non avevo mica chiesto il sesso”.
E lei: ”Scuse accettate. E poi non sono mica Dottoressa. Sono la sua assistente. E comunque tutti, e sottolineo tutti, i babbi chiamano per sapere quella cosa lì. Anzi le voglio dare un’altra bella notizia …”. Mentre i primi sintomi della febbre del gemello mi assalgono, continua cinguettando “… qui vedo che avete già pagato. Non si disturbi a venire a ritirare il certificato che lo spediamo per posta. Saluti e figli maschi” intanto che attacca con un click.
È inutile raccontare: rabbia, collera, odio e invettive che si beccò la maledetta che per l’appunto ci prese in pieno. Da diciannove anni ci sediamo a tavola in quattro e, per copiare una frase surreale che appare sempre più spesso sulla stampa o nei discorsi della gente: siamo di pari genere.
Il giorno stabilito siamo partiti di buon ora. Il ritrovo era alle sette e quarantacinque davanti al cheek in della compagnia Easy Jet per il volo delle nove e trenta. La compagine è composta di tredici persone quanto mai eterogenee per formazione e interessi come scoprirò durante la trasferta. Ci son donne e uomini, giovani e vecchie, belle e brutti e via a seguire. Va da sé che, non me ne vogliano gli interessati, ognuno dei partecipanti s’incasella per suo conto nel posto che gli pare. La caposquadra fa le presentazioni tra i tre sottogruppi della comitiva: 5 provengono da Grosseto, 3 da Siena e 4 da Arezzo. Non sono mai stato un drago in matematica ma fino a una somma a mente di difficoltà elementare ci arrivo.
E per questo sbotto: “Fermi un momento … 5+3+4 è uguale a 12 … manca il tredicesimo villeggiante”. E mentre lo spirito del commissario Montalbano si impossessa di me continuo: “Cari compagni di viaggio. Se vi ricordate alcuni giorni or sono un non meglio identificato signore di Prato comunicava di essere da solo e quindi disponibile a fare il viaggio insieme tanto lui poteva essere all’uscita di Montelupo Fiorentino della SGC FIPILI …”. La deduzione di Salvo poliziotto, a questo punto, diventa facile e posso concludere: “… E visto che non ho sentito tra di voi nessuno con spiccato accento pratese mi pare di poter affermare che il mancante è proprio il tecnico che aspetta sulla superstrada dalle parti di Empoli. E te Monica capocomitiva che dici?”.
E lei: “Effettivamente non vedo l’ingegnere”.
Oramai il personaggio di Camilleri sono io e allora posso finire l’indagine con il suo inconfondibile accento siciliano: “Secondo me il giovane con pochi capelli che sta arrivando in tutta fretta verso di noi col rischio di spaccare le gambine alla bambina di quel panzer tedesco a sedere qui vicino è il nostro uomo”. Era una sparata a caso ma la fortuna del principiante a volte funziona: ci ho preso in pieno.

070714
Ieri mattina alla stazione dell’aeroplano ci accoglie Cornelia; il nostro contatto organizzativo per tutta la settimana. Non sarà con noi che per quel primo pomeriggio e pare in buona conoscenza col nostro capobranco. Poi dopo in albergo incontriamo Monia; la nostra personale interprete e guida e consigliera fino alla fine del viaggio.
Siamo a Berlino. Che mi ricorda questa parola? A sentimento e senza attaccarmi alla rete o consultare libri o dossier: Berlin di LR, Heroes di DB, l’Angelo azzurro di MD, il Cielo sopra a … di WW e quello di FG, la Spia che venne dal freddo di JLC, la Guerra fredda tra USA vs URSS, i Nazi con le SS e il Grande dittatore di CC, Cristiane F e suoi ragazzi dello zoo di … e poco altro. E se vi pare poco, fateci un giro.

080714
Stamani ho deciso due o tre cose: 1 questo scritto diventa un Diario minimo che dura il tempo del viaggio; 2 il diario si scrive solo la mattina tra le sette e otto e trenta asseconda del tempo che posso dedicargli; 3 il testo è vergato sul quaderno dalla copertina blu navy formato A5, della serie “Bellezze d’Italia”, super bianco, bella copia, ditta Ceprat, cartiere  Ceprano e Atina; 4 solo dopo il rientro in patria il testo verrà dattiloscritto, su carta riciclata ottanta grammi su metro quadrato, cartiere Fabriano, con la Valentina 1 di rosso vestita; 5 Quando ho cominciato la lista numerata ho contato sulle dita di una mano ma adesso mi son perso il mignolo che ritrovo solo dopo alcuni minuti di riflessione. Il cinque è la decisione di scrivere sempre ed esclusivamente nella hall dell’albergo che ci ospita: Motel one di Tiergarten e più precisamente seduto sulla prima delle tre comodissime poltrone di tessuto celeste elettrico. Quelle che stanno davanti all’acquario virtuale con il pesce giallo che scheggia come un fulmine dentro il video Samsung da 54 pollici e 3/4 2.  La mia seduta è quella illuminata dall’Arco di Achille 3 e poggia sopra un tappeto di finta erba di lana multicolore sui toni del giallo verde marrone celeste. Punto a capo.
Uffa! La premessa stamani è stata davvero dura. Meno male che gli altri del gruppo stanno ancora in camera. Forse ce la faccio a raccontare qualcosa di ieri. Lo farò comunque per sommi capi quasi fosse una relazione tecnica da spedire al Comune per costruire una cuccia da cani o meglio un rifugio per il canarino.
Di buon’ora la nostra guida M da Cremona ci ha accompagnato c/o la Scuola edile che ci ospita e che ha organizzato gran parte delle visite dei prossimi giorni. L’ente di formazione professionale Lehrbauhof di Marienfielde è ospitato in luogo periferico appena usciti dall’omonima stazione del treno. Il suo direttore, con la faccia del simpatico raccontatore di barzellette che c’è sempre in ogni ente, ci accoglie e ci accompagna per i laboratori di arti e mestieri dentro capannoni tematici. La visita ci impegna fino al primo pomeriggio. Poi, dopo aver scansato per un pelo un viaggio sotto la pioggia, si ripiglia il treno per la Berlino dei quartieri orientali.
In città si percorrono le rive del fiume Spree in tangenza all’Isola dei Musei dove ci sono, per esempio, l’altare di Pergamo, la porta di Mileto e anche il busto di Nefertiti. E mi pare che in un paio di questi ci sia lo zampino di KFS 4. Tutto il lungo fiume è un unico e ininterrotto gigantesco cantiere che comprende la ricostruzione del Berliner Stadtschloss; il castello degli imperatori della Germania. Quest’edificio è una costruzione in calcestruzzo armato sulle tracce del demolito originale e si vocifera che sarà finito al grido del “dov’era e com’era”. Una puttanata galattica secondo il modestissimo parere di chi scrive.
Verso le cinque della sera la visita … è finita … gli amici se ne vanno … 5. Il gruppo si divide in due. Molti se ne tornano in albergo perché stanchi morti. Io e pochi altri temerari saliamo sul tetto del castello, anche se in realtà siamo al quarto piano di una specie di box prefabbricato attaccato al cantiere in corso d’opera. Il punto informativo sulla ricostruzione del castello della città di Berlino in lingua madre definito Humboldt Box Berlin dotato di terrazza calpestabile con bar ristorante e soprattutto veduta spettacolare sulla piazza antistante. A questo punto, dopo che ci han cuccato tre euro cadauno per l’ingresso all’altana, credo che ci meritiamo un bell’espresso. Io però non ci casco e, mentre i miei compagni d’avventura si sorbiscono il solito sciacquone marrone mascherato da caffè italiano, mi faccio un ottimo spritz con Aperol che almeno questo l’hanno imparato.
Poi via all’appuntamento con la comitiva in Alexanderplatz per la cena fissata alle ore diciotto. “Alle 18? …” – penso – “… qui cenano come i polli”. Ma questa battuta me la tengo per me e anzi, per non urtare la sensibilità dei nostri ospitanti casomai dovessero leggermi, magari la metto tra (parentesi). Per arrivare al posto del mangiare abbiamo come riferimento la torre della televisione alta ben oltre i trecento metri. Lo spillone porta, ai tre quarti da sotto, una palla rotante abitabile dove si pole andare a mangiare 6  . Comunque com’è e come non è la passeggiata della digestione cominciata verso le venti p.m. si è trasformata in trekking urbano di un paio d’ore abbondanti. C’era questa torre che sfuggiva continuamente. Un momento era lì e poi ti giravi e la vedevi chiaramente più in la. Era il gioco dei quattro cantoni. Secondo me qualcuno; magari l’architetto progettista; è stato ingaggiato della Mercedes che gli ha cacciato sotto quattro ruote adeguate.
Durante la camminata notturna il nostro dichiarato esperto in domotica ci racconta un fatto che gli è capitato di recente. Il tema è l’automazione degli spazi interni siano essi pubblici, ricettivi o domestici. Non ci penso neanche a tentare altre spiegazioni oltre queste e attacco con il suo resoconto in prima persona. “Ascoltate questa. L’inverno scorso sono stato impegnato a tenere un corso sulla casa intelligente a Bergamo. La sera ero alloggiato presso un hotel vicino alla scuola. Avete presente una di quelle strutture ricettive che sorgono vicino ai caselli dell’autostrada? Nuove di pacca, tutte colorate e un po’ fighette? Era una roba simile. La camera poi era dotata di una barca d’impianti tecnologici i più alla moda. E però ci mancava il sistema di controllo e gestione degli impianti interni alla stanza. Allora la mattina faccio un esperimento. Lascio tutto acceso e funzionante: luci, tv, aria condizionata, doccia, lavabo, finestra aperta e chiudo la porta. Riapro dopo alcuni minuti e tutto funziona alla perfezione. Scendo nell’atrio e racconto del mio esperimento alla cortese signorina che mi si para di fronte al bancone della ricezione: finestra, luci, impianti, rubinetti tutti aperti a tutta randa. Intanto, con  nonchalance, tiro fuori dalla giacca il mio biglietto da visita e, rivolto al direttore che somiglia in maniera impressionante a quel giocatore di palla ovale della pubblicità della FCA, esordisco: “Caro direttore. Secondo me voi avete un piccolo problema di consumi. E se volete io ho un idea della soluzione. La parola magica è domotica e si mi dà quindici minuti le spiego tutto”. Alla parola quindici l’energumeno comincia a gonfiarsi e gli si lacerano gli abiti. Alla le spiego è diventato due metri e settantacinque e la pelle cambia colore con molta evidenza. Al tutto lo vedo diventare di colore verde Hulk e lo sento grugnire come il mutante. Allora capisco che è l’ora di fare il Baglioni.”
La battuta mi esce spontanea ma evito di esprimerla alla comitiva. La serbo per questo scritto. Eccola come se l’avessi espressa al momento: “Cari camerati. Non male la storia. E secondo me ci potrebbe essere una buona morale applicata per esempio al campo della tettonica. Sappiamo tutti che OBL era un discreto ingegnere e apparteneva a una famosa famiglia di costruttori. Quello che non tutti sanno era la sua esperienza con le strutture di acciaio. E poco più di una dozzina di anni or sono la sua impresa era entrata in crisi. Il mercato immobiliare? La bolla dei prezzi? Le banche? E chi lo sa. Fatto sta che il lavoro se lo procura da solo. Se la montagna non va da Maometto ci pensa lui. Fitta un paio di velivoli e via”.
Pausa a effetto e poi: “Ho il sospetto che non abbia lasciato biglietti da visita”.

090714
Per raccontare dei fatti di ieri inizio da stamani. Solita levata, di anticipo sulla sveglia, verso le cinque e 48 e alle sei accendo il video e guardo il bollettino di guerra. I panzer tedeschi hanno umiliato la nazione organizzatrice dei mondiali di calcio in corso. Ieri sera, causa viaggio di rientro, ho solo avuto la notizia del risultato. Stamani ho visto le azioni dei gol racchiuse in un video di diciotto secondi netti. Pareva un tiro al bersaglio al luna Park o anche un allenamento tra titolari di serie A e riserve di lega prof o meglio ancora la classica sfida tra scapoli e ammogliati sul modello delle mitiche del Fantozzi rag. Ugo. 1 a 7. Impressionante la facilità di metterla dentro la porta del povero JC.
Ma per tornare a bomba ieri mattina abbiamo fatto un lungo giro in Potsdamer Platz in visita a edifici e spazi pubblici, centrali di recupero acque piovane e grigie. Era pure in programma la salita sul tetto del grattacielo Daimler Benz 9 ma poi i lavori di manutenzione della copertura ce l’hanno di fatto impedito. La giornata è scorsa in maniera noiosa tra sole e nuvole, temporali improvvisi e pioggerella finissima che ci ha inzuppato di brutto. Quindi alla fine del pomeriggio gran parte del gruppo è rientrato per docce e cambi. Solo alcuni stoici sono rimasti sul pezzo a chiacchiera in un bar davanti in vista della piazza. Non faccio nomi e manco cognomi; mi limito alle iniziali: MB MM AB BG MG FC anche se dopo poco un paio di monogrammi son fuggiti. La discussione davanti al caffè è stata molto intensa e a tratti ha assunto connotati psicologici di basso livello fino al gossip di gruppo.
Il pomeriggio è scivolato in sera e noi anche verso la Porta di Brandeburgo insieme a qualche centinaio di mila berlinesi che hanno spinto la loro squadra verso la finale del 13 prossimo venturo.

100714
Stamani si va in visita dell’ex aeroporto di Tempelhof. Quello ex militare che una società immobiliare aveva individuato come luogo per un nuovo quartiere di lusso. Quello che, in forza di un referendum civile e democratico promosso all’inizio da sparuti gruppi di cittadini che pian piano son diventati una maggioranza, è rimasto all’uso di parco pubblico. Un grande polmone verde inglobato dalla città che è già comunque molto green.
Ieri sera gli argentini del calcio si son guadagnati l’accesso alla finale di domenica prossima. La partita non l’ho vista per via che eravamo, come talpe, in giro per pubbliche linee sotterranee. Al ritorno in albergo son salito in camera ed ho acceso la televisione per i tempi supplementari. Che in realtà non ho visto per niente causa assopimento temporaneo fino al rigore sbagliato da WS che ha in pratica regalato il biglietto per Rio agli amici di Messi.
Ieri è stata una giornata campale. Il contapassi impiantato sotto il piede dx ha segnato, all’arrivo in camera, qualcosa come 19.166 10 passi divisi in: 5.022 durante la mattina fino al desinare, 2.527 per la visita al laboratorio statale di gessi dei musei di stato di Berlino e infine 11.617 alla ricerca del MVDR della nuova Galleria Nazionale. Totale undici chilometri e mezzo. Mi piace pensare che Mies sia un mio vecchio amico che se n’è andato prima che lo potessi incontrare. Una volta, era un secolo fa, ho disegnato un edificio davanti ad un suo celebre padiglione e gli ho anche dedicato una novella 11.
Mi pare riduttivo raccontare la visita. È un’esperienza da fare di persona e se qualcuno ha voglia di ragionarne sono a disposizione. 
Durante il pomeriggio, libero a disposizione per la visita della città, ho avuto modo di ragionar con FC sul tema rifiuti. Su questo ha testato una scoperta fatta per caso un paio di giorni fa sul reso delle bottiglie di plastica e vetro. Ha veduto alcuni ragazzi che passavano dalla cassa di un bar con alcune bottiglie e uscivano dal locale con spiccioli in mano. Poi ha notato una signora anziana, chiaramente senza tetto, che si affacciava sul bordo dei cassonetti a recuperar bottiglie che cacciava dentro un grande sacco di plastica. Ha fatto uno più uno e ha recuperato tutte le bottiglie della nostra sosta in birreria scoprendo che la plastica vale centesimi 25 mentre il vetro solo 5. Un pochino simile a quanto, ricordo, succedeva in Italia fin verso la metà degli ottanta con il recupero delle bottiglie di vetro.
Poi noi si è cominciato la raccolta differenziata, con i disastri che sappiamo, e loro hanno cominciato col vuoto a rendere. E se non ricordo male ho visto pochissimi cestini di rifiuti e nessun bottiglia per terra.
Hanno avuto ragione loro.

… Continua

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