Bigio, PM 2004 |
Esplorazioni | 2004
Clop … clop …
clop … clop.
“Ecco … lo sapevo … mi sono perso di nuovo”.
Il sordo rumore degli zoccoli rimbomba sul selciato dello stretto vicolo. Il
piccolo asino barcolla sotto il carico dei sacchi di salgemma.
Clop … clop …
clop … clop.
Era partito
all’alba insieme ai suoi compagni dalle Saline e ne aveva fatta di strada.
Quindici miglia e anche di più. Aveva attraversato fiumi e paesi; boschi e
colline fino alla mura.
Fino alla città
dell’alabastro.
Rammentò, con
rimpianto, l’ammonimento della mamma prima della partenza. “Bigio …
mi raccomando … stai sempre dietro al babbo che sei piccino. Anche se si
scioglie la corda vai sempre dietro alla fila. Mi raccomando … non ti perdere”.
Ma la corda che lo univa alla coda del babbo si era sciolta poco prima
dell’ultima erta. L’animale era rimasto dietro al genitore per tutta la salita
fino alla porta dell’Arco.
Poi si era
perso.
Curioso come
sempre non si era dato pena ma aveva approfittato del disguido per visitare le
strade dell’abitato che percorreva per la prima volta. Si era quindi inoltrato
nel reticolo di vicoli della città vecchia e trotta… trotta era arrivato alla
Fortezza. Aveva sostato nel parco e si era messo a fare colazione nel verde
prato circostante. Dopo pranzo, stanco per il viaggio, si era appisolato all’ombra
della vecchia quercia. La fresca brezza del tramonto lo aveva destato e si era
rimesso in marcia cercando di memorizzare il percorso per il magazzino del sale
così come l’aveva descritto il babbo. “Se
ti perdi prendi la strada che va verso la fortezza. Arrivi al forte e trovi un
grande prato. Allora scendi il vicolo lungo le mura. Non puoi sbagliare. In
fondo trovi la porta da dove siamo entrati. Vai a destra… poi a destra e ancora
a destra. Il magazzino si trova in fondo alla strada e vedrai che io sono li
che ti aspetto”. Ma evidentemente si era ricordato male. Il labirinto di
vicoli lo aveva confuso e si era perso.
Clop … clop …
clop … clop.
I rintocchi
della campana del vespro lo guidarono fino alla chiesa sulla piazza. Nel mezzo
dello spiazzo, un po’ spostato a destra c’era uno strano edificio di otto lati.
Il nostro esploratore fece tre giri intorno al (quasi) cilindro tutto ricoperto
di strisce bianche e verdi e si soffermò un momento sotto la loggia di fronte. Intanto
si sta facendo buio. Si accendono le prime torce all’angolo delle strade e i
negozi cominciano a chiudere gli sporti. Il ciuchino si rimette in moto.
Clop … clop …
clop … clop.
Sul selciato
nuovo di zecca gli zoccoli di Bigio producono un rumore sordo. In fondo alla
strada c’è un piccolo slargo tra due edifici e noi ci fermiamo insieme a lui
sotto lo strano volume bianco tutto chiuso. La pietra riflette la luce delle
torce e lo strano edificio pare un grande lampione.
Il passaggio
conduce verso un cortile e Bigio si affaccia appena dietro l’angolo.
Osserva vari
gruppi di persone vestite a festa che discutono amabilmente calpestando lo
spiazzo erboso. I camerieri sfilano tra la folla con vassoi ripieni di roba da
mangiare e da bere. Le signore sono ingioiellate e i signori vestono in rosso.
Sul piccolo palco di legno in fondo all’invaso certi umani strimpellano le
corde di piccoli oggetti in legno mentre altri soffiano dentro a dei tubi
giallo oro. Il suono è piacevole. La musica è bella. E’ una festa. Ma il nostro
eroe è stanco e preoccupato.
Clop … clop …
clop … clop.
Il percorso è
breve. Lo spiazzo si allarga verso il buio della notte. Adesso i piccoli
zoccoli battono sopra alla pietra leggermente scalfita di un grande occhio che
guarda la campagna. Spostato appena a destra si trova un ripiano leggermente
rialzato rispetto alla piazza. Bigio è veramente stanco e spossato. “Questo mi pare un buon posto per aspettare
l’alba e il babbo … ora mi sdraio e mi riposo”. L’esploratore sale sopra
allo zoccolo di pietra bianca lasciando i suoi segni come se fossero graffiti.
Scrive.
CLOP … CLOP … CLOP
… CLOP - “Domani è un altro giorno … si vedrà. Domani è il solstizio di
primavera e io compio tre anni”.
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