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Scatolame fresco, 2017 |
C’era una volta | 1999
“C’era una volta un chicco d’uva …”
Con tanti acini
e polpa; succoso e denso; rosso rubino e perfetto. Il chicco se ne stava lì … bello
… bello attaccato ad un graspuglio insieme a tanti altri suoi fratelli.
Tutti maturi,
rossi e belli.
Erano stati
piccini e verdi, aspri e duri. Adesso erano adulti e aspettavano il grande
giorno. Aspettavano il grande giorno senza sapere che cosa in realtà
aspettarsi. La mamma [una vite vitis vinifera ormai trentenne] aveva solo
detto: “Vedrete bambini che anche per voi
arriverà il grande giorno … e vi divertirete molto …” senza aggiungere
altro.
E finalmente il
gran giorno era arrivato.
Chicco non
sapeva come. Ma si sentiva dentro che qualcosa oggi sarebbe accaduto. Era una
calda mattina di fine settembre; il sole era appena sorto e stava iniziando ad
asciugare la fresca rugiada della notte.
Una leggera nebbiolina saliva dalla terra. Pareva di essere in un sogno.
Arrivarono.
Arrivarono
uscendo dalla nebbia. Preceduti da gridolini di gioia e schiamazzi di felicità Persone, animali e macchine. La famiglia con i
bambini, il cane Campione e il trattore con il carrello.
Era iniziata la
vendemmia.
“Babbo … però non vale … [attaccò Guido] … perché a Giulia le forbici e a me niente?”
“Perché te tu sei piccino … [lo canzonò
la sorella] … sei piccolo e ti puoi
tagliare. Io invece sono grande e taglio. Tié … [continuò la bambina
accompagnandosi a un gesto che non possiamo riferire] … e tié”.
“Basta ragazzi …! [li riprese il genitore] … ché altrimenti vi riporto a casa dalla mamma
che, poverina, è tutta sola a preparare
il pranzo”.
Ma la storia
continua.
Guido prese a
operare con le mani. Un chicco alla volta … un chicco alla volta … un chicco
alla volta. E finalmente arrivò il momento del nostro eroe che finì con gli
altri fratelli dentro un secchio di plastica verde. Poi in una cassa di legno.
Poi la cassa fu caricata sul trattore.
Poi il trattore
si mise in moto.
“Brum…brum… brum…”. fece il diesel da quaranta cavalli del
cingolato.
A questo punto
Chicco si destò dal torpore che lo aveva assalito al momento del distacco dal
babbo graspuglio. Era vivo. Vivo. Sballottato e sudato; malmenato e appiccicoso
ma vivo.
Con gioia
accolse questa nuova esperienza prendendo a parlottare con i compagni di
viaggio. Nuove sensazioni e domande si
affollarono entro la piccola sfera. “… Chissà
dove andremo a finire … chissà che fine faremo”.
Ma la storia
continua.
La macchina
agricola giunge infine nelle vicinanze della cantina. le casse sono scese in
terra. Chicco e i suoi amici finiscono nella macchina dai tanti denti. la
diraspatrice che separa i chicchi dai graspugli; che schiaccia le sfere e che,
con un tubo, le trasporta nel tino.
Chicco si
ritrova [magicamente] illeso, gocciolante e malmesso; ma ancora vivo; a
galleggiare nel liquido denso e zuccherino. Salta e si tuffa; nuota e piroetta.
È felice.
Ma la storia
continua.
La fermentazione
procede lenta ma inesorabile. Il liquido comincia a bollire. E bolle … e bolle
… e bolle. L’aria viene a mancare. Pian piano salgono l’anidride
carbonica e l’etanolo. Chicco comincia a perdere le forze e viene assorbito dal
vortice tumultuoso. Giù … giù sempre più giù. È la fine.
È la fine ?
No. non è la
fine. Le microscopiche particelle che compongo Chicco rimangono vive e vegete.
Chicco è come trasportato in una nuova dimensione spazio-temporale. Si trova
nel paradiso dei Chicchi.
Si trova nel
vino.
“Salute Chicco … [terminò il nonno alla
fine del racconto mentre assaporava l’ultimo sorso di Chianti] … salute”. “Prosit … [fecero i bambini] ingollando
la COCA COLA”.
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