Lettori fissi

18/06/20

Il raduno



Il raduno | 2019

Arrivarono alla spicciolata.

L’appuntamento era “verso il tramonto”, si … si … era proprio scritto così sull’invito. Doveva essere una festa a sorpresa e all’apparenza aveva funzionato datosi che il festeggiato non era ancora arrivato.  Viceversa gli ospiti c’erano proprio tutti. Con i costumi d’ordinanza; trucchi, parrucchi e tutto l’ambaradan del caso. Erano arrivati da tutte le regioni dello stivale; città, paesi e sperdute provincie ai margini della penisola.

Ognuno era giunto al luogo dell’evento con mezzi diversi.

Alcuni con il minibus di linea ed altri con l’auto blu del ministero. Certi, i più taccagni e organizzati, erano arrivati in treno e poi alla stazione avevano fittato un’ape scoperta, tipo quelle che scorrazzano per Ischia. In cinque arrivarono,  con la scusa delle soste per rifornimento del tre ruote, già brilli. Un bel gruppo scelse la strada più comoda, economica ed emozionante: la funivia del monte Faito.

Da 0 a 1100 metri in soli otto minuti: un portento.

Eccoli comunque tutti qui all’uscita della stazione. Il luogo è appena stato riformato dopo un attento intervento di riqualificazione. C’è una bella piazza, esclusivamente pedonale, pavimentata in calcestruzzo drenante con ricorsi geometrici in pietra locale; un grande portico in cemento armato faccia a vista gira a squadra su due lati e accompagna gli escursionisti verso il belvedere mozzafiato che affaccia sul golfo di Napoli e il Vesuvio. Da quassù  par quasi di potergli sfiorare il pennacchio. La parte adibita ai veicoli corre tangente al colonnato, senza mai interferire con altre attività, ed è dotata di parcheggi sufficienti alla bisogna. Lungo il lato del muro di pietra grezza che accompagna l’uscita dalla stazione fa bella mostra di se una lunga vasca in pietra con tanto di seduta , quattro fontanelle ed altrettanti mascheroni di bronzo. Sopra una targa in pietra è dichiarata la provenienza dell’acqua: “Sorgente della Lontra – a. d. 2020”  che si trova pochi metri sopra e risulta ottimamente bevibile. Un piccolo palco di legno, protetto da un bianco pergolato di glicine, accostato all’edificio ospita gli strumenti acustici di una big band. Ma i musici sono stranamente assenti. Di normale sotto la tettoia, che ha un curioso disegno a scatola rovesciata con pilastri centrali stretti e slanciati, ci sono una serie di attività commerciali e artigianali che fanno riferimento al luogo e sono ospitate in banchi di legno a forma di cassapanche con le ruote. Di normale …. ma stasera no.

Stasera è festa e i cassoni stanno a riposo attaccati al soffitto.

Intanto il sole è calato completamente e il buio l’ha vinta sulla luce. Gli invitati transitano sotto ai contenitori conversando amabilmente. I volumi sospesi, mescolati con l’illuminazione del sotto loggia, creano fantastiche ombre che evocano storie e racconti di montagna. La piazza scoperta, certo per scelta dell’organizzazione, è completamente al buio. È serata di luna scura e le stelle cadenti disegnano scie luminose scendendo verso il mare. L’effetto è spettacolare.

Ciò nonostante alcuni ospiti dimostrano chiari segni d’impazienza.

Forse dovuti al fatto che l’ospite d’onore non è ancora arrivato? O magari perché non è ancora stato servito neanche uno spritz? Forse che sia il caso di approfittarne per conoscere qualcuno degli invitati? Votiamo per il sì? Bene. Mi vesto da agente segreto ed indosso la telecamera, in realtà l’ultima diavoleria elettronica che consiste in una spilla con la scritta “smile”, sul risvolto della giacca. Il puntino sopra la “i” nasconde la microcamera.

Aziono il telecomando nella tasca sinistra e …. ciak. Siamo “online”.

Mi muovo con circospezione e intanto l’aggeggio fa il suo mestiere e cattura gli ospiti: Colombina vivace e maliziosa servetta, Beppe Nappa goloso e beffardo, Stenterello pigro e chiacchierone, Rugantino bullo, arrogante e pavido, Brighella attaccabrighe, insolente e dispettoso, Spaventa soldato di ventura ambizioso e sognatore, Tartaglia dottore, goffo, corpulento e balbuziente. Balanzone saccente e cavilloso, Pantalone avaro e lussurioso, Cassandro il rompiscatole degli innamorati, Arlecchino servo astuto e ignorante, Burlamacco forse il più giovane inventore di burle, Gianduja conservatore e ottimista. Tutti seguiti da mogli, fidanzate, amanti, pargoli e animali domestici da gabbia e da guinzaglio.

Manca solo il festeggiato che proprio stasera sorpassa i quattrocento.

Lo sconcerto degli astanti è evidente; son venuti fin quassù per cantare “Happy birthday” all’amico e si trovano a passeggiare al buio con l’unico divertimento di osservar la scia di corpi celesti cadenti. Non c’è traccia di vassoi, cibarie o beveraggi. Ci son solo degli ecologici bicchieri in vetro  da riempire con l’acqua delle fontanelle. Lo stomaco brontola e son ormai le ventidue. Lo certificano i rintocchi delle campane del vicino Santuario di San Michele arcangelo.

Al termine dell’ultimo “dong” il luogo si anima all’improvviso.

Si accendono le luci della piazza, s’illuminano i fianchi del porticato e sulla facciata della stazione compare una scena; un ciclista arranca lungo le rampe della salita. Ha un cappello bianco come anche la camicia e i calzoni larghi. Bianche anche le babbucce con le punte. Solo la maschera è di colore nero con il caratteristico gran naso adunco. Con grande disappunto degli astanti non ha  la pancia d’ordinanza. Anzi; sotto il camicione grondante sudore s’indovina un ventre piatto e s’immagina una tartaruga da frequentatore di palestra. Si muove come un ragazzo di venti piuttosto che un quattro centenario. Ha la pedalata agile di Coppi e la potenza di  Bartali.

Sospetto che la consorte l’abbia messo in riga

Scommetto una cifra che, dopo i bagordi dell’ultimo gran ballo mascherato, l’ha costretto a dieta ferrea oltre all’obbligata frequentazione di palestre e allenatori. D’altra parte è in pensione da alcune centinaia d’anni e deve pur passare il tempo tra un martedì grasso e l’altro. Come sia adesso lo vedo tonico e scattante per gli ultimi tornanti del “Monte delle faggete”.

L’ultima curva, poi la dritta ed è in piazza.

Il traguardo è salutato dalla big band, tutta acustica, che attacca “Summertime”. Alla voce roca del grande Luigi si contrappone quella magica di Ella. E tanto basta.

È arrivato Pulcinella.

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