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In linea | 2019
Malamente tradotto dall’inglese

Fuori campo

Un pugno chiuso si avvicina all’aggeggio multimediale. La mano si apre e slancia in avanti il dito medio che, con un guizzo improvviso, sfiora appena l’icona verde della telecamera. Se fossimo nel tempo analogico si potrebbe sentire nitidamente il rumore di uno scatto metallico. Essendo invece oramai immersi in quello digitale; chi ha passato gli “anta” a volte ci affoga; il prescritto click ce lo possiamo solo immaginare.
Il silenzio è totale.
L’obiettivo inquadra una faccia simpatica e un po’ guascona che, mentalmente, conta fino a tre e poi apre la bocca con un sorriso a trentadue bianchissimi denti.

On line.

Ciao sono il vostro Mikael. Eccoci qua col solito post di tardo pomeriggio. Siamo in Italia da una settimana esatta e quindi ci pare buono e giusto, copiando i buoni sceneggiati anni settanta,  fare il riassunto delle puntate precedenti anche a beneficio dei nuovi visitatori della mia pagina Instagram.

Il viaggio Copenaghen – Firenze è stato piacevole e veloce.

Le bici e il resto dell’attrezzatura le avevamo spedite per tempo e ci aspettavano nel deposito dell’aerovia. Ci siamo fatti tre giorni in visita per la città usando; con molta difficoltà per la cronica carenza tutta italiana di piste protette e accorgimenti da paese civile;  i nostri mezzi. Vestiti in borghese come facciamo di solito. Bellissimi i luoghi e simpatiche le persone. Cibo e vino poi …  “ma che te lo dico a fare”. Il quarto siamo partiti per Arezzo. Percorriamo la “Ciclopista del sole” appena aperta. Con calma e lentezza considerato che per raggiungere la nostra meta finale; Pantheon, Piazza della Rotonda, Roma; ci siamo presi ben due settimane. Il quinto abbiamo fatto tappa nella città natale di Masaccio con quel suo palazzo del comune curiosamente accovacciato in mezzo alla piazza. Il giorno appresso abbiamo dormito, dopo la visita a San Francesco ed agli affreschi del sommo Piero, in un B&B che affaccia in piazza Grande. Notevole la piazza in pendenza e sfrontatamente fuori scala; e per questo modernissimo; il loggiato del Vasari.

E siamo a stamani.

Di buon ora siamo partiti vestiti a puntino per la biciclettata. Tutti e dodici; come gli apostoli solo che noi siamo misti di sesso, etnie e religione; in “total black” bici e zaino bagagli compresi. Il Gps del telefono mobile segnalava un percorso di ventiquattro chilometri ed in effetti siamo arrivati ben prima del pomeriggio. Abbiamo quindi impiegato la giornata in giro per ville, paesini e osterie. Forse non l’avevo espresso ma la nostra non è una vacanza sportiva. Tutt’altro. Se la dovessi definire con tre sole parole eccole: Territorio, Turismo e Ambiente.

E adesso siamo qui.

Me n’aveva parlato quel mio amico architetto conosciuto due anni prima in Valdarno. A quel tempo aveva in cantiere un lavoro di recupero urbano molto interessante dove affrontava tutti temi a me cari come: mobilità dolce, sostenibilità, flessibilità funzionale, rapporto coi luoghi e l’ambiente e molto altro. L’avevo poi sentito durante l’inverno per un saluto proprio quando stavamo organizzando il viaggio. In quell’occasione ci ha invitato al rinfresco per l’inaugurazione del “TAT”.

Siamo in piazza del Parterre e il giorno è quello giusto.

Otto maggio; San Michele arcangelo; si … si proprio quello del drago;  patrono della città. Sono le sette della sera e la processione, che noi abbiamo scientemente disertato, è da poco terminata. Quello che intravedete alle mie spalle  è lo stendardo con il logotipo della struttura. Spinto dalla leggera brezza serale il drappello  si muove appena. Adesso giro la camera e inquadro il fronte degli ex macelli mirabilmente riqualificati. Anche da fuori s’intuiscono e riconoscono agevolmente alcune funzioni: l’altana nella torre storica, l’accesso principale dalla rampa in  pietra alternata ad erba, la lunga pergola che impegna gran parte del muraglione sulla strada, gli  spazi polifunzionali,  il deposito delle bici, la caffetteria e buon ultima la palazzina  storica con la foresteria dove dormiremo stasera. Il resto lo racconto domani.

Adesso è l’ora della “vernice”.

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