La banda | 2008
“Una tristezza così … non la sentivo da mai
… ma poi la banda arrivò … e allora tutto passò”.
Le parole della
canzone gli risuonavano nel capo da alcuni giorni.
E poi a
mezzogiorno preciso la musica arrivò dai gracchianti altoparlanti posizionati
sotto la nuova tettoia della piazza del municipio. Si sentiva in lontananza ma
il si bemolle del refrain era inconfondibile. Si trattava sicuramente del
mitico componimento del brasiliano De Holland con le parole italiane di Amurri
eseguito dall’orchestra del Martelli Augusto. La voce poi è quella
inconfondibile della Mina nazionale che adesso abita nel paese delle mucche e
delle banche e della cioccolata.
Ricordava
vagamente la prima volta che l’aveva sentita.
Doveva essere
l’anno prima del maggio francese; quarant’anni o giù di li. Ricordava invece
nitidamente il momento del regalo. Quando i suoi ragazzi arrivarono con il
mangiadischi a pile colore verde mela. E per provarlo avevano il disco della
tigre di Cremona. Quello con i tondini psichedelici giallo – arancio - rosso.
La copertina era da urlo e la voce della cantante anche.
Oggi era il
giorno della bagnatura dei lavori di riqualificazione della città.
Volino
l’uccellino l’aveva cinguettato la sera prima: “… domani battezzano le quattro nuove piazze …, quelle del concorso del
duemilaotto … ricordi?”. E dopo la musica arrivò LA BANDA del paese seguita
dallo sciame dei ragazzi e dai genitori festanti. Il sindaco e le autorità
erano già in piazza sul palchetto vicino alla scalinata.
E allora il
nostro eroe di metallo bronzato decise di andarci anche lui.
In piazza
intendo. Il Don della chiesa lassù sulla collina si aggiustò la palandra nera
con il giglio bianco ricamato e si preparò a scendere dal piedistallo di pietra
bianca.
Lorenzo Milani
tornava dai suoi ragazzi.
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