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Guistrigona, SI, 1999 |
Una giornata particolare |
1998
Con l’arrivo
della primavera le uova si schiusero.
Mamma passero
era restata in attesa per tutta la notte del lieto evento e subito emise un
breve cinguettio di felicità. I tre passerottini si fecero posto nel caldo
tepore del nido e subito pigolarono in risposta. Tutto questo tramestio destò
il signor Giacomo che dormiva sotto alle tegole del tetto - rifugio - nido della famiglia dei pennuti.
Una nuova
giornata di duro lavoro stava per cominciare.
La sveglia
comunicò l’ora. Erano le sei e undici del primo giorno di primavera. Si infilò
le ciabatte e scostò appena gli scuri della piccola finestra in legno scrostato
sostando un momento alla vista del sole rossastro che faceva capolino dalle
vicine colline. La tappa successiva lo portò nel piccolo bagno [… com’era, dov’era] dove scaricò gli
umori della notte e parte del rosso chianti bevuto la sera prima con gli amici
del casolare dirimpetto.
Durante la
seduta fece mente locale ai compiti della giornata e si augurò che il Signore
lo assistesse ancora un po’ di giorni con la bella stagione. C’era da potare
gli ulivi e da bruciare le frasche. Da preparare sistemare lo steccato. Da governare gli animali e andare in paese al
mercato.
La moka era
pronta nel fornello a gas della cucina al
piano di sotto.
Un fiammifero e
pochi minuti di attesa lo premiarono con un fumante caffè [… con latte e zucchero di canna. Grazie] che accompagnò con
l’immancabile sigaretta subito seguita da vari colpi di tosse che denunciavano
il peggiore dei suoi vizi. [… Bacco
Tabacco e Venere a tutta randa fino a che posso respirare … Oooolè]
Il fido Campione
lo attendeva nell’aia sotto la quercia.
Subito
scodinzolò verso di lui leccandogli le dita in segno di affetto e di
gratitudine per il tozzo di pane raffermo che aveva [… al volo] abboccato. Intanto la casa si stava animando. I due
figlioli si erano ormai alzati e la giovane moglie stava preparando la
colazione per tutti. Ripensò al nonno [… che
ormai non c’è più] e alle buone abitudini alimentari da lui apprese. Lesso
rifatto con la cipolla … pane con il pomodoro stropicciato … acciuga e olio …
fagioli lessati … e un buon bicchiere di vino annacquato [… il vino alla mattina ha bisogno di acqua prima di finire nello
stomaco].
Il nostro
prestante sessantaseienne [… in congedo]
rientrò nella grande cucina e si sedette alla lunga panca in cipresso del
grande tavolo apparecchiato con il semplice servito di tutti i giorni. La
brocca ricolma di acqua, il fiasco del vino e il contenitore del pane erano
posizionati al centro. Carta gialla e piatti in terraglia. Olio, pepe e sale [… chi c’è sotto ci rimane. Recitava una
filastrocca imparata da ragazzo]. Posate, bicchieri e tazze vicino ai
commensali.
La colazione era
ormai pronta.
Pane e
prosciutto crudo per la piccola Bianca […
solo una fetta Mamma. Quante volte lo devo ripetere … non un panino].
Panino con il formaggio parmigiano a fettine per Giulio [… chissà da chi avrà preso questo bambino]. Latte con il pane a
pezzetti per la signora Anna [… meglio la
schiacciata all’olio]. Uovo sodo con
un pizzico di sale e bruschetta con
l’aglio per il capofamiglia.
I bambini
mangiarono in fretta e si preparano per la loro giornata scolastica. La mamma
sparecchiò la tavola e mise in ordine la stanza. Giacomo si approssimò alla
rimessa per recuperare gli attrezzi da lavoro.
Ma il telefonino
satellitare [… odiosamente] trillò.
Era il capo che
urgentemente lo richiamava ai suoi doveri verso la patria. C’era bisogno di lui
oltre Manica. Un pugno di terroristi aveva dirottato un aereo delle linee
nazionali senegalesi. Gli ostaggi e il mondo intero attendevano l’intervento
dell’agente [… ex] segreto. Il nostro
eroe ripose le forbici per la potatura e
impugnò la pistola.
Giacomo Bond era
pronto per una nuova avventura.
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