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Pane raffermo

Mesa, 2015


Pane raffermo | 2010

Dovrebbe essere triste. Anzi un poco di più.

Per ragionare su una scala di angoscia dovrebbe essere triste alla millesima dato che la mamma è venuta a mancare nella notte. Il dolore per la perdita improvvisa le si è come appiccicato sulla pelle e sa bene che non se ne andrà via per molto tempo. Neanche lo stare stretta abbracciata ai ragazzi, che ancora non sanno niente, nel lettone della nonna le ha portato giovamento.

Anzi.

Il sonno è venuto dopo una barca di immagini indefinibili ma tutte grigie. Si è assopita però con l’ultima di colore gialloverde.

E’ con la mamma nella cucina della casa di pietra.

Con il focolare e l’acquaio di graniglia e il tavolo di pioppo. Quello con le cinque gambe lungo centimetri trecento. Deve preparare un piatto per una cena tra amici e non ha la più pallida idea di cosa cucinare. Giulia, che di mestiere gira il mondo a catturare immagini in bianco e nero, non riesce manco a friggere un uovo al tegamino.

Son passati trent’anni e spiccioli ma rammenta tutto.

E’ felice perché adesso sa come passerà le prossime ore. Ripeterà gli stessi gesti di allora. Le parole, le stesse di un tempo, sono riposte nel lato sinistro del cervello.

Basta tirarle fuori.

“E’ una roba che richiede molto tempo e poco denaro. Mi raccomando Nini non avere fretta come al solito. Fai con calma. Inizia verso le due se vuoi mangiare alle otto. Se siete tanti piglia una pentola di coccio e mezzo chilo di fagioli, di buccia fine, sgranati. Acqua della fonte, olio buono, un ciocco di salvia, un paio di agli sbucciati, sale e pepe qb.

Adesso la cottura.

Se avete il forno a legna meglio. Siccome ho il sospetto che non l’avete lascia da parte il tegame di coccio e serviti della pentola a pressione. Metti tutto a freddo e tutto insieme e fai cuocere adagio. Le istruzioni le trovi scritte sul foglietto della scatola. Mentre i legumi vanno in cottura prepara la base. Vai al lavello e riempilo.

Adesso vai di coltello.

Affilalo bene e comincia a tritare, tagliare, sminuzzare e via e via. Cipolla una e magari due se non piccine. Ma quelle rosse mi raccomando. Anzi prendile dall’orto che son più buone. Poi carote. Facciamo una e mezzo. Frantumale fini. Patate pelate. Direi tre o quattro. C’è chi ci mette le zucchine ma a me paiono troppo da ricchi che questo è un piatto povero della campagna.

Il cavolo nero, quello ‘vernino, l’hai preso?

Spezzettalo bene. Tutta ‘sta verdura lavala più volte per levar terra e i lombrichi. Ripiglia il coccio messo da parte e lo metti sul fuoco insieme all’olio vergine due volte delle nostre parti. Ne occorre abbastanza; ricordati. Scola le verdure e, appena il liquido gialloverde comincia a sfrigolare, ci metti dentro la cipolla. Soffriggi pian piano fino a che non diventa di un colore vicino al marrone.

Occhio a che non si attacchi.

Gira con il mestolo. A soffritto pronto vai con il resto delle verdure. Sbollenta per dieci o quindici minuti e poi un bicchiere di vino rosso. Fai assorbire il succo dell’uva e continua a rimescolare. Quando giudichi il momento giusto aggiungi i fagioli con il liquido di cottura. Assaggia e regola di sale e pepe e anche del peperoncino da sbriciolare.

Manda adesso a fuoco alto e copri.

Ogni tanto ricordati del mestolo e gira e gira. Intanto procurati una zuppiera di terraglia dove sminuzzi, a piccole fette, un filone di pane raffermo. Quando la brodaglia è cotta la versi sopra al pane e fai assorbire bene. Così sarebbe pronta la minestra di pane.

Ma se avete tempo andate più in là.

Andate verso la ribollita. Appurato ormai che non avete il forno a legna e neanche il camino e neppure la stufa economica usiamo il gas di città e il fornello a fiamma. Dai una lavata al tegame di coccio e rimettilo sul fuoco insieme alla zuppa che sta nella terrina. Aggiungi ancora olio. Di quello buono.
E vai a ribollire con calmissima.

Più bolle e meglio è. Apparecchia. Apri il vino e buon appetito. Se siete proprio ganzi e non avete da baciare nessuno e vi sono avanzate le cipolle allora il gioco si fa pesante. Puliscile per bene e falle a spicchi che fai spurgare in una ciotola d’acqua.

Le porti in tavola insieme ad un piattino di sale fino e salute”.

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