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Rolling Stones



Rolling Stones| 2007

E finalmente erano tornati.

Nel luogo di nascita della nonna materna di Mick. Al “Sasso” come dicono da queste parti. Un paese piccino picciò in cima ad una roccia. Con le casette medievali, la chiesa e tutto quanto fa molto “beautiful” per dirla nella lingua dei nostri eroi. La provincia è quella della torre che pende che pende ma non casca mai. La regione è quella che comincia con la “T”. La nazione è quella della “bandiera dei tre colori … che è sempre stata la più bella …. e noi vogliamo sempre quella … noi vogliam la libertà”.

E a questo punto parte il finale: “zumm zummm”.

Ma torniamo ai nostri eroi che compongono la banda musicale forse  “the best in the world” ma sicuramente la più longeva. Dalla metà dei sessanta fin ad ora fanno; anno più anno meno; quaranta  e passa. Erano venuti; si diceva; tutti e quattro: Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts.

A festeggiare i centoquindici anni della Maria.

Il sindaco, che era stato in gioventù uno dei primi “beat” con i capelli lunghi e il giubbotto di pelle nera; saputo della venuta al paese; aveva pensato bene di organizzare un grande evento in concomitanza dell’inaugurazione del nuovo laghetto balneabile con annessa struttura di accoglienza turistica.

Insomma: “due piccioni con una fava” come si dice da noi.

E la gente, visto che poi il concerto era tutto a gratis, aveva risposto alla grande. C’erano ragazzi di quindici anni e babbi di cinquanta, nonne con le gonne e madri incinte. E anche pargoli senza denti attaccati al seno della mamma. E non aveva potuto mancare San Rocco pellegrino di Montpelier. In bronzo ma c’era anche lui. Tutti insomma. Saranno stati centoquindicimila o giù di li. Una città di medie dimensioni.

E tutti al “Sasso”.

I musici si erano sistemati, contro il parere dell’ufficio tecnico, sull’erba del tetto giardino ondulato dell’edificio. La gente tutta intorno in forma caotica. Sulle gradinate e sulla strada, sui prati e sui greppi, sugli alberi e anche affacciata alle finestre della case del paese.

Un colpo d’occhio eccezionale.

Ma adesso è l’ora che le luci si spengano e, come diceva il buon principe De Curtis: “mosica maestro”.

Satisfation.

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