Interviste improbabili | 3
domande a Noè | 2020
L’appuntamento
è in luogo e orario quanto mai insolito.
Sul cucuzzolo della montagna allo spuntar del sole. Il meeting è stato
organizzato da terza
persona che di normale si occupa di preparare aringhe e acciughe prima che
siano imbottate; mestiere umile ma non privo di fascino. Il suo whatsapp secco
e scarnificato è giunto da una remota isola del Mediterraneo e mi ha,
inesorabilmente, raggiunto in piazza San Pietro dove mi trovavo per incontrar
Francesco.
Il succo del messaggio era troppo
intrigante per non impelagarsi nell’impresa.
Come richiesto mi sono: imbarcato su
cargo battente bandiera panamense, giunto a notte fonda in porto sconosciuto,
intruppato in carovana di beduini per un viaggio lungo un mese e poco più.
Ancora tre giorni aggrappato ad un mulo, lungo viottoli da capre, e adesso sono
a destinazione. Ad un’altezza di oltre cinquemila metri la faccenda, anche con
l’aiuto degli aggeggi tecnologici che mi son portato, si fa ardita al limite
del dangerous.
Lo vedo all’imbocco della grotta.
Fresco come una rosa e pimpante come
un gallo nonostante, se non ho sbagliato il conteggio, i suoi “ics mila
anni”. Ci accomodiamo nel ventre interno
e subito le tre domande stabilite. Prima però una curiosità che non fa numero.
D - Dove siamo esattamente?
R - In una terra di mezzo, che non
preciserò, tra le regioni che voi chiamate Turchia, Armenia, Azerbaijan e Iran.
D La sua infanzia.
R Rammento il primo gioco che facevo
con gli amici. Lo chiamavamo Chiappino e consisteva in uno che scappava e gli
altri lo rincorrevano; bestiale. E poi come scordar mia madre; una donna
sincera e bellissima; che mi ha insegnato una moltitudine di cose che mi son
poi tornate utili a tempo debito. Tra queste il sapone. Anzi magari le svelo
pesi e ingredienti ma non la formula: 1000 di olio di oliva, 185 infuso di
alloro, 125 di soda caustica, due pugni di foglie di alloro. Ecco qua il mitico
sapone di Aleppo.
D Acqua, aria, terra e fuoco.
R Le piace vincere facile? Con i
quattro elementi mi sento anzi sono a casa. Ci son passato dentro – sotto –
sopra - nel mezzo un poco in tutti quanti. Ognuno mi ha lasciato qualcosa e io
anche a lui. L’aere è di certo quello mi ha più toccato in corpo e spirito. Non
si pole immaginare, a meno di essere li in quel momento, la felicità e la
leggerezza provata alla vista di un pezzo di cielo sereno dopo tutti quei
giorni di buio. Altro che la vostra pandemia che scontate comunque al riparo di
capanne di ferro e vetro. Per parte mia posso raccontare con fierezza che fu un’emozione
indicibile aprir la finestrella e far volare il primo pennuto: un nerissimo
corvo che battezzai: “Conta fino a mille e torna indietro”. E lui lo fece.
D Un fatto inspiegabile.
R Di sicuro la prima volta che ho
sentito la Voce. In realtà più un lontano sussurro che frasi di senso finito
che nel tempo ho rimesso insieme per poter raccontare, ai miei discendenti e a
voi tutti, il più tragico dei disastri: la madre di tutte le emergenze. Il
diluvio universale comincia all’incirca con questo antefatto: «È venuta per me
la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza;
ecco, io li distruggerò insieme con la terra. 14 Fatti un'arca di legno di
cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e
fuori. 15 Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza,
cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16 Farai nell'arca un tetto e a un
cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La
farai a piani: inferiore, medio e superiore». E così feci per poi selezionare
coppie di tutti animali e la mia famiglia tutta …
D E poi? … interrompe il cronista
totalmente acchiappato dalla vicenda …
R Al solito potrei rispondere che
questa è la quarta e niente devo di più. Invece qui dentro questo antro
rivestito in doghe mi sento come a casa e perciò non mi sottraggo e in breve
chiudo: “… il resto … caro ragazzo … è
sul Libro dei libri”.
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