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19/11/20

Interviste improbabili: 3 domande a Paul Renner

 


Interviste improbabili: 3 domande a Paul Renner | 2019

 

Bauhaus compie cent’anni. In ogni dove se ne ricercano influenze ed emergenze sul vivere contemporaneo. Ecco una testimonianza dell’epoca.

 

D Prego si racconti.

R Son figlio del XIX° e della Germania. Ho studiato pittura e insegnato grafica, pubblicità e tipografia presso la …

 

D Staatliches Bauhaus – interrompendo -  suppongo.

R Suppone male caro signore. Si vede che non è molto informato nonostante quell’aggeggio piatto e nero che tiene in mano e usa con frequenza. Sarò anziano ma la memoria è fluida. Rammento bene quel periodo. Dopo la guerra mi vogliono insegnante in alcune scuole professionali. Scelgo quella che, all’epoca, sembrava la migliore ed è comunque quella dove girano voci, pettegolezzi e idee. Un giorno qualcuno racconta che a Weimar un architetto ha promosso un modello di insegnamento del tutto nuovo. Intrigato dalla notizia ci passo l’intera estate del ventiquattro e da quel momento ne condivido gran parte della filosofia estetica e metodi d’insegnamento. In autunno incontro uno studente brillante, di cui non rammento nome e neanche aspetto - sarò rincitrullito? - , che si diploma disegnando un nuovo carattere da stampa. Li per li non pare niente di speciale e il ragazzo viene liquidato con un bel “massimo dei voti e lode” e ciao. Se ne torna, al paesello in Foresta nera, a stampare manifesti e volantini nella tipografia di famiglia senza lasciare coordinate. Insomma se ne perdono le tracce per sempre.  Alla fine del semestre successivo, come faccio di normale perché non si sa mai …, con la mente sgombra e le antenne professionali ben dritte  rivedo il materiale degli studenti compreso quello del foresto. Apro il faldone e …

 

D La prego non interrompa l’emozione.

R Ehi … aspirante giornalista. Cosa crede? Mica siamo al cine! Che emozione e turbamento. Stiamo sul pezzo se permette. Senza fronzoli e altre storie. Dentro la cartella c’è il progetto che conosco; buono ma non eccezionale. La sorpresa è sul fondo svoltando l’ultimo pacchetto che contiene disegni mai visti. Semplici schizzi, con schemi e figure geometriche di riferimento, ma potenti. Evidentemente erano stati scartati anche dall’autore.  Wunderbar – esclamai alla stanza vuota -   loro si che meritano la mia attenzione”. Quindi ho lavorato, migliorandoli notevolmente, sugli scarabocchi per alcuni anni a seguire. Il risultato è un carattere secco, senza grazie o fronzoli dove l’influenza del Bauhaus è evidente così come lo sono le regole geometriche di base. Son rifuggito da qualunque vezzo stilistico fidando solo nella ragione. Il principio fondante è chiaramente il razionalismo che andava forte al periodo. Ricorda di certo lo slogan “la forma segue la funzione” che ha cibato i pensieri di schiere di studenti, designer e architetti dalla terra alla luna. Fin’oggi.

 

D Bene rimane solo da presentare il font.

R E no caro il mio intervistatore. Si era detto tre domande.

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