Interviste improbabili: 3 domande a Paul
Renner | 2019
Bauhaus compie cent’anni. In ogni dove se ne
ricercano influenze ed emergenze sul vivere contemporaneo. Ecco una
testimonianza dell’epoca.
D Prego si
racconti.
R Son figlio del
XIX° e della Germania. Ho studiato pittura e insegnato grafica, pubblicità e
tipografia presso la …
D
Staatliches Bauhaus – interrompendo -
suppongo.
R Suppone male
caro signore. Si vede che non è molto informato nonostante quell’aggeggio
piatto e nero che tiene in mano e usa con frequenza. Sarò anziano ma la memoria
è fluida. Rammento bene quel periodo. Dopo la guerra mi vogliono insegnante in
alcune scuole professionali. Scelgo quella che, all’epoca, sembrava la migliore
ed è comunque quella dove girano voci, pettegolezzi e idee. Un giorno qualcuno
racconta che a Weimar un architetto ha promosso un modello di insegnamento del
tutto nuovo. Intrigato dalla notizia ci passo l’intera estate del ventiquattro
e da quel momento ne condivido gran parte della filosofia estetica e metodi
d’insegnamento. In autunno incontro uno studente brillante, di cui non rammento
nome e neanche aspetto - sarò rincitrullito? - , che si diploma disegnando un
nuovo carattere da stampa. Li per li non pare niente di speciale e il ragazzo
viene liquidato con un bel “massimo dei voti e lode” e ciao. Se ne torna, al
paesello in Foresta nera, a stampare manifesti e volantini nella tipografia di
famiglia senza lasciare coordinate. Insomma se ne perdono le tracce per
sempre. Alla fine del semestre
successivo, come faccio di normale perché non si sa mai …, con la mente sgombra
e le antenne professionali ben dritte
rivedo il materiale degli studenti compreso quello del foresto. Apro il
faldone e …
D La prego non
interrompa l’emozione.
R Ehi …
aspirante giornalista. Cosa crede? Mica siamo al cine! Che emozione e
turbamento. Stiamo sul pezzo se permette. Senza fronzoli e altre storie. Dentro
la cartella c’è il progetto che conosco; buono ma non eccezionale. La sorpresa
è sul fondo svoltando l’ultimo pacchetto che contiene disegni mai visti.
Semplici schizzi, con schemi e figure geometriche di riferimento, ma potenti.
Evidentemente erano stati scartati anche dall’autore. “Wunderbar
– esclamai alla stanza vuota - … loro si che meritano la mia attenzione”.
Quindi ho lavorato, migliorandoli notevolmente, sugli scarabocchi per alcuni
anni a seguire. Il risultato è un carattere secco, senza grazie o fronzoli dove
l’influenza del Bauhaus è evidente così come lo sono le regole geometriche di
base. Son rifuggito da qualunque vezzo stilistico fidando solo nella ragione. Il
principio fondante è chiaramente il razionalismo che andava forte al periodo.
Ricorda di certo lo slogan “la forma
segue la funzione” che ha cibato i pensieri di schiere di studenti,
designer e architetti dalla terra alla luna. Fin’oggi.
D Bene rimane solo
da presentare il font.
R E no caro il
mio intervistatore. Si era detto tre domande.
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