Ritorno a casa | 1999
La
ruota dell’automobile si infilò nella buca della strada.
Il
sobbalzo e la scossa destarono dal torpore l’occupante del grande sedile
posteriore che risentito apostrofò l’autista della lussuosa limousine colore
fumo di Londra. … ATTENTO BATTISTA … CHE
SUCCEDE?. Niente Signore solo una maledetta buca nel mezzo della strada. Scusi
ma il pullman qui davanti mi ha distratto; ha messo la freccia ed è entrato e
quindi non l’ho proprio vista [ndr. La buca]. Mi scusi di nuovo. Così parlò il
conducente sorridendo mentalmente e ricordando una vecchia pellicola in bianco
e nero del grande UGO [ndr. Tognazzi da Cremona] che aveva gustato la sera
prima alla rassegna di cinema dei Fori Imperiali. … Buca … buca con acqua
recitava la celebre battuta del Federale [ndr. Titolo del film] alla guida
dell’autarchica motocicletta a tre posti ; due come una normale motocicletta e
il terzo sul carrozzino laterale; mentre trasportava il prigioniero politico
[ndr. con la barba, il cappello, la borsa di pelle logora e il vestito
sgualcito] detto il professore.
Ma
la storia continua.
La
macchina viaggia lenta in fila dietro all’autobus di linea [ndr. Chianciano –
Cetona e ritorno] e finalmente giunge in prossimità del paese; della Rocca in
cima alla collina e delle case, cucite una all’altra, che si dipanano sulle curve di livello fino
al piano. Pare che ruzzolino [ndr. le case] fino alla grande piazza dal disegno
tardo rinascimentale che misura passi trecentosedici per cinquantasette.
Il
serpente meccanizzato, sempre in fila dietro l’automezzo pubblico, accende
all’unisono le frecce e si immette dentro l’invaso rettangolare denominato, per
chissà quale motivo, [ndr. Il motivo è semplice mio caro scrittore. Dipende
senza dubbio dall’Unità d’Italia quando in tutto lo stivale si rinominarono gli
spazi pubblici a perenne ricordo dei grandi uomini del Paese. – nds. Ho capito
correttore. Ma ti domando: dove è la statua, il busto, il mezzobusto, la
nicchia che visualizza quanto dici ? – ndr. Boh] piazza Giuseppe Garibaldi.
Ma
la storia continua.
Una
sorpresa attende il nostro eroe che ritorna a casa dopo tanto tempo speso a
girare il mondo e a portare il verbo (tutto personale e suo) del colore e dei
tessuti, del disegno e della forma, dello stile [ndr. stile con la esse
maiuscola… somaro] e del fatto in Italia.
Un
grande lampione in ghisa fa da perno all’arco di cerchio che il pullman compie
prima di fermarsi a vomitare i passeggeri e ingoiarne altri che attendono sotto
una semplice tettoia in legno vicino alla chiesa di Michele Arcangelo (santo e
protettore dei bambini). Altre automobili fanno tappo all’ingresso della nostra
[ndr. la macchina del nostro personaggio misterioso]. Allora ESSO, spazientito di tutto questo tempo perso,
richiede la fermata del mezzo e scende in piazza. … VADO A PIEDI BATTISTA … CI
VEDIAMO ALLA VILLA … AVVERTI LA PIA CHE OGGI VOGLIO STARE LEGGERO CHE DOPO
PRANZO HO UN MEETING CON I GIAPPONESI … Si incammina lungo il marciapiede
lastricato con l’antico travertino delle cave di Rapolano e nota subito che
qualcosa è cambiato dall’ultima sua visita. Forse molto è cambiato. Il centro
della piazza, prima occupato dalle auto, è ritmato da campi quadrati di pietra
grigia con ricorsi in travertino. Un interessante pavimento in ghiaia e cemento
color terra di Siena … DOVE HO GIA’ VISTO QUALCOSA DI SIMILE … mormora sottovoce … ASPETTA … ORA RICORDO. A FIRENZE
DAVANTI A PALAZZO PITTI … attende lo scorrimento delle auto dei residenti e
forse spera [ndr. il pavimento] di essere alleggerito dal peso delle
quattroruote e calpestato solo dalla gente. I gentili ricorsi bianchi si
allungano fino a toccare il vecchio
lastricato dove passeggia un fiume di persone vestite a festa. … CHISSA’ CHE
ORA SARANNO … pensa il nostro maledicendo la propria abitudine di non portare
mai [ndr. non è di moda e lui è la moda] in nessuna occasione l’oggetto per
segnare il tempo. … SCUSI SIGNORE … CHE ORE SONO? ... domanda al primo che
incontra. La fortuna [ndr. nostra] vuole che l’interpellato sia un simpatico
anziano che gira sempre con una borsetta in pelle con dentro la bottiglia del
vino e che evidentemente, viste le condizioni traballanti della sua andatura,
lo beve anche. … Io non lo saprei … sa SIGNORE … non so neanche leggere … dice
l’anziano … mostrando il polso sinistro privo dei segni del cinturino … ma se
arriva in fondo alla piazza c’è la meridiana. … LA MERIDIANA … CHE MERIDIANA …
Quella che hanno rimesso [ndr. restaurato] da poche giorni … Quella in
cima [ndr. sul fronte alto] alla Torre
dei Carabinieri …
Ma
la storia continua.
Il
NOSTRO si incammina verso il fondo dell’invaso deciso a vedere l’orologio solare e subito nota e
sente, soprattutto sente, le note di una nota allegra fanfara stonate [ndr.
sarebbe suonate ma tant’è] dalla banda locale.
Si
avvicina verso la fontana ottagonale, che spesso ha notato non zampillare quando
si affaccia dalle finestre del salone della villa, e verso la musica.
La
meridiana è là.
Proprio
dove aveva detto il simpatico vecchietto. Si tratta di un semplice disco di
pietra bianca con inciso le ore in caratteri romani. Un piccolo gnomone in bronzo
segna il passar del tempo e, in qualche modo conclude, la composizione dello
spazio pubblico. Per chi legge il racconto diciamo che l’oggetto segna le ore
dodici in perfetta sincronia con i dodici tocchi delle campane di mezzogiorno
della vicina chiesa.
Egli
[ndr. sempre il nostro] ha il vago sospetto, vista la marea di gente in piazza,
che una festa di paese sia in pieno svolgimento. … FESTA … INAUGURAZIONE … CHE
ALTRO … CHISSA’.
Un
palchetto in legno addobbato con i drappi colorati dello stemma cittadino attende il primo
cittadino che adornato con il nastro tricolore della repubblica italiana sale
le scalette e si piazza davanti al microfono.
Cittadini
… inizia il sindaco … è con grande piacere … eccetera , eccetera.
Ma
la storia continua.
Siamo
ormai vicino a casa. La villa è lì sulla destra della “fontana in pietra con
largo piatto rotondo a coppa in alto e tazza geometrica in basso” e di
fronte ai vecchi lavatoi con le sei
fontanelle. Si sofferma a sedere sulle panche in travertino e si bagna appena
le dita affusolate per detergersi le gocce di sudore che la piccola passeggiata
sotto il sole di un luglio di inizio millennio ha prodotto su un fisico non
avvezzo a camminare insieme alla gente comune. Le sei piccole bocche delle sei
piccole teste di leone in bronzo zampillano sulle vasche e invitano alla
navigazione la barchetta di carta del piccolo Guido che con periglio si sporge
sull’acqua. Attento nini … fa la mamma di Guido … una distinta signora tutta
firmata [ndr. gonna arancione, camicetta trasparente, scarpe con il tacco a
spillo, borsetta in tinta eccetera] La bionda e giovanile signora si avvicina
al figliolo che intanto ha affondato la barchetta di carta e piange
copiosamente sulle spalle del signore padrone della villa di fronte alle fontine.
Un semplice occhiata basta a riconoscere il noto personaggio dello star system
[nds. Si dice così?] e subito è tutto un inchino e un complimento … Ooooh … ma
è lei … mi scusi signor … (omissis) … Guido vieni subito qui!… Lascia stare il
SIGNORE. Cattivo! Quante volte ti ricordo di non importunare le persone … Sa …
è un bambino … continua la signora rivolgendosi all’azzimato nostro eroe e
allungando il braccio per un sano ceffone. … MA NO. LASCI STARE MIA BELLA
SIGNORA … NON E’ NIENTE. COSA VUOLE CHE SIA PER UN VESTITO. PIUTTOSTO E' TARDI
E DEVO ANDARE … LA SALUTO … alzandosi e troncando il tentativo di aggancio della bionda.
Ma
la storia è alla fine.
Ci
alziamo dalla panca insieme a LUI e ci incamminiamo verso l’ingresso. In
attesa, ormai da tredici minuti, tutta la servitù schierata. Luigi il
maggiordomo, Pia la cuoca, Mario il giardiniere e buon ultimo Battista
l’autista. Rapido saluto e via verso il patio ombreggiato sul retro… LUIGI UN
TELEFONO PER FAVORE…ANZI MI COMPONGA IL NUMERO DELLA TIZIANA A ROMA… Arriva il
portatile e la comunicazione telefonica con la nota giornalista del tigi
nazionale. Il nostro bravo stilista di fama internazionale occasionalmente
abitante della villa che affaccia sulla piazza principale di Cetona inizia così
l’ultima frase che chiude il nostro breve racconto: …
CARISSIMA TIZIANA.. COME STAI?… IO ?… BENE … BENE … SENTI A DOPO I SALUTI … ORA TI DEVO CHIEDERE IL FAVORE DI UN SERVIZIO SULLA NUOVA PIAZZA DI CETONA …
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