Lettori fissi

13/08/20

Il commissario

 


Il commissario | 2003

                                                                                                                                                         

Il commissario si sveglia di buon ora.

Subito in bagno al lavaggio mattutino. Caffè e sigaretta. Saluto alla famiglia; un bacio a tutti e una carezza a Campione il suo cane da studio.

 

E’ pronto.

 

Quella mattina deve recarsi in Casentino per partecipare alla seduta finale del concorso. Del concorso per la piazza. Della piazza  del vescovo guerriero Tarlati da Bibbiena. Ricorda i consigli dell’informatore: “… dal Valdarno prendi per la strada dei Sette Ponti … poi trovi un paese che si chiama San Giustino … continua ancora fino al bivio che trovi dopo qualche chilometro … girare a sinistra verso il Pratomagno … svoltare  a destra verso la Crocina … trovi poi Talla; sei in Casentino .… prosegui nella valle … strade strette e curve a gomito … vai avanti … sempre avanti … non svoltare fino a quando non trovi un ponte su un grande fiume il cui nome non ricordo … mi pare che sia Arno ma non vorrei sbagliarmi … fai il ponte … svolti a sinistra e continui … sei a Rassina … sei vicino … a un certo punto trovi una specie di gigantesco monolite che si staglia sotto a un monte … assomiglia a certe visioni del Sant’Elia … tutto cemento armato, con ponti aerei e strade ferrate, silos e capannoni … è una fabbrica di cemento … vai ancora dritto … sei quasi arrivato … tra un poco trovi i cartelli per la svolta a destra … stradina tortuosa dentro le case … sei arrivato … parcheggi e fai colazione al bar-pasticceria vicino al Municipio”.

 

Segue alla lettera i consigli dell’amico e durante il viaggio si rilassa insieme alla grande Ella. Non conosce la città e la piazza che deve giudicare e allora decide di arrivare per tempo e di scoprire il paese. Strette viuzze in salita, case a schiera e palazzi tre/cinque/ottocenteschi. Su fino alla cima del colle. Su fino alla piazza.

 

Interessante il luogo e lo spazio.

 

Di forma circa rettangolare allungata con un sette/ottocentesco palazzotto porticato che ingloba un’imponente torre in pietra di trecentesche forme lungo un fronte principale e stradelle che vengono dal basso. Sulla sinistra gode di una vista mozzafiato verso la vallata ed il castello fortificato di Poppi.

Grande.

La piazza sembra da pochi anni risistemata con una civile pavimentazione in bigie lastre di pietra arenaria. Un rettangolo centrale scontorna gli edifici limitrofi. Pare una operazione corretta. Forse ci manca qualcosa … riflette. Forse ci manca una fontana … una statua … una vasca. Forse è per questo che è stato chiamato in giudizio. Forse.

 

Bando alle ciance. Sono le nove. E’ ora.

 

Allora giù verso il palazzo comunale. Dentro il salone delle adunanze. Innumerevoli progetti [disegni e plastici, carte e relazioni, modelli e bozzetti] lo accolgono insieme agli altri giurati [pardon, commissari]. Saranno stati almeno sessanta compreso le persone che saluta: conoscenti e amici; rappresentanti del popolo, operatori economici e tecnici; dirigenti, professori e sindaco.

 

E’ felice; respira l’architettura.

 

E’ la prima volta che si prepara a giudicare. Ha partecipato, prima di allora, ad almeno diciassette/diciotto competizioni progettuali con alterne vicende. Uno/due vinte; due/tre rimborsate; tre/quattro (ma sono molte di più naturalmente) perse.

 

Tutte comunque non realizzate come buona regola italiana.

 

Si informa del perché del concorso e le sue supposizioni trovano conferma. Ella (la piazza) è stata risistemata alcuni anni or sono dalle sapienti mani dell’ufficio lavori pubblici. C’era una fontana/vasca per abbeverare i cavalli. Sotto la piazza si trova ancora un grande deposito voltato e ripieno di accadueo. La vista mozzafiato si gode passeggiando sopra al (brutto) tetto di un edificio costruito negli anni trenta/quaranta. Il palazzo porticato è stato edificato in luogo di un antico palazzo vescovile costruito, pare, dal vescovo Tarlati da cui il nome di battesimo della piazza. In anni recenti è stata approntata una proposta di ri - sistemazione civile dello spazio con una grande vasca/fontana circolare che però non ha ricevuto il gradimento delle statali istituzioni preposte al controllo delle cose storiche – artistiche – architettoniche – e -paesaggistiche della provincia. Allora il concorso ha colto l’occasione per assorbire altre e nuove idee per  sistemazione del pubblico invaso e rivitalizzare così la città.

C’è grande fermento nella gente e nelle istituzioni. Tutto il popolo attende fiducioso di conoscere il progetto “primo premio”. C’è la volontà politica e pare che ci possano essere i quattrini (prima erano lire adesso sono euro ma sempre soldi sono) per costruire.

 

Anche il nostro commissario è fiducioso.

 

Si svoltano le carte; si leggono le relazioni, si osservano i plastici, si toccano i modelli. Si studiano insomma i cinquanta progetti. Si cerca di visualizzare l’architettura. Si apprezzano diverse possibili soluzioni proposte e se ne scartano altre. Si sottolinea la qualità della resa grafica della generalità dei corridori al concorso. Si ammira la pura bellezza di certe rappresentazioni foto-realistiche. Si parla di luoghi e materiali, di paesaggio e città. Si ragiona di architettura; si giudica insomma.

 

La discussione si fa accanita. Rimangono in quindici … poi in dieci.. poi in sette. Siamo vicini alla fine. Pausa caffè e pasticcini.

 

Si riprende. Sono in sette.

 

Rimangono in quattro ma  “… ne rimarrà solo uno …” ; come recitava una grande film; che raccontava un possibile prossimo futuro; di alcuni anni fa.

 

La piazza se la giocano in quattro.

 

Una monumentale ruota d’oro con vasca incorporata e un pavimento concentrico in pietra che, assumendo a riferimento il centro della ruota, si estende indifferentemente in tutti i luoghi del progetto.

Un garbato getto d’acqua che si insegue e si fa inseguire dai bambini che giocano in piazza e non modifica quasi per niente l’assetto planimetrico/morfologico della piazza.

 

Una lunga/stretta vasca rettangolare che contiene ciottoli di fiume, acqua bassa e proiettori luminosi e imposta un minimale sistema di sedute in pietra con luci a raso terra.

 

Una grande fontana/vasca circolare in marmo con luci interne che si colloca sopra al deposito sotterraneo e qualifica il progetto come unico ed isolato elemento rispetto a quello che già è costruito.

 

Vince la ruota. Vince l’arte.

 

Ai posteri il giudizio.

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