Romeo | 2000
… E ora erano
arrivati anche loro.
Era appena
finita la stagione del grande freddo ed era finita la pace. Stava per sparire
anche una delle ultime oasi di tranquillità e fertilissimo terreno di caccia.
Sotto le travi crollate o nella stanza buia si poteva cacciare. Il bottino
della giornata era facilmente assicurato. I piccoli volatili cinquettanti o gli
abitanti delle fogne erano facile preda del cacciatore dagli occhi gialli e
dagli artigli affilati. Sopra ai vecchi materassi si poteva amoreggiare con le
occasionali compagne raccattate in piazza o banchettare con gli amici.
Adesso tutto
questo bengodi stava per terminare.
Erano arrivati i
demolitori con le loro tute marroni. Con martelli e picconi, con ruspe e pale.
E rumore. Un grande rumore che spaventava le prede e vanificava gli sforzi del
nostro eroe. L’agibilità del luogo era consentita solo durante le ore notturne
quando gli operai tornavano alle loro case.
Poi erano venuti
i rifinitori con le loro tute bianche e i loro pennelli.
Tutto quanto
faceva presagire l’ennesimo sfratto e la ricerca dell’ennesimo rifugio nei
soliti vicoli. Ma il nostro cacciatore non si voleva rassegnare e
periodicamente operava spedizioni di controllo in quello che era stato il suo
regno. Le cose, in verità, si misero male quando arrivarono i montatori con le
loro tute blu. Con le saldatrici e i cacciaviti, con gli infissi e i vetri.
Stavano chiudendo gli accessi.
Un altro padrone
stava per soppiantare il comodatario precedente.
Intanto però i
lavoratori avevano iniziato le finiture esterne. Muretti in pietrame faccia a
vista e pavimenti in selciato. Scalette e rampe. Aiuole e alberelli. Una
piccola fontina era stata posizionata in un angolo della piazzetta sotto la
strada.
E poi montarono
una colonna al centro.
Dal tetto si
poteva facilmente saltarvi in sommità. Un piccolo divertimento che sicuramente
avevano voluto offrire a scusarsi dei disagi che avevano procurato all’abitante
precedente. Infine un giorno, ad estate inoltrata, giunse una signora vestita
con un semplice completino. Giacca e gonna grigia, camicetta bianca e scarpe
nere. Le lunghe gambe abbronzate non
portavano collants. Un nastro arancione le legava i capelli corvini. Con pochi
gesti salì una scaletta e posizionò qualcosa sulla cima della colonna. Si
trattava di uno strano oggetto a forma di tempietto. Quattro piccole
colonnette affusolate sorreggevano un
tetto a capanna. Tutto di metallo giallo e luccicante.
Non era male.
Era sicuramente
la casa del re.
Almeno così
pensò Romeo [il gatto del mattatoio] spiccando il salto per prendere possesso
della sua nuova abitazione.
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