Lettori fissi

05/06/20

Grifondoro



Grifondoro | 2005

L’appuntamento è, come tutti gli anni, per la mezzanotte del trentuno di ottobre. I ragazzini si avviano per le strade del centro tutti truccati da mostri, streghe e mortiammazzati.

E noi si approfitta della festa dei morti per tornar tra i vivi.

I nostri trucchi son reali. Molto reali. Rasentano la realtà anzi sono realtà. Questa notte siamo fatti di carne e ossa, muscoli e sangue. Siamo. Quest’anno ci si trova in piazza. Quella della fontana tonda. Dove la scala del palazzo entra in piazza. Quella dove la chiesa mostra il fianco al comune.

La piazza principale; la più bella.
Ci siamo tutti. Tutte le persone che hanno fatto la città: muratori e scalpellini e contadini e vescovi e artisti e panettieri e fabbri e suore e basta che altrimenti si fa un elenco lungo come il mondo. La festa inizia come sempre in sordina. Ci si trova e si parla del più e del meno; della famiglia e dei figlioli; del tempo e del passatempo; del calcio e delle motogipi. Poi viene servito il rosso delle colline insieme al pane condito con l’olio verde.

Gli animi si scaldano e i musici invitano alle danze.

Quest’anno si balla con l’orchestra del grande Duca che accompagna la voce unica di Ella. Il buon Dio ci ha fatto un regalo veramente grande. Musica calda per questa notte fredda di mezz’autunno.

A tutta randa da ora fino all’alba.

Ci siamo tutti. Da Braccio Fortebraccio signore e despota a Nicola e Giovanni Pisano sommi scultori; dal Perugino grande affrescatore al Luca Signorelli eccelso dipintore. Tutti quanti alla danza intenti. E ci sono anche io vostro raccontatore che per decenza non svelerò chi sia.

E poi ci sono in piazza altre presenze.

Piccoli oggetti. Oggetti in ferro pieno battuto con inserti di travertino e legno. Presenze discrete che non disturbano la solennità del luogo. Oggetti minimi. Minimali direste voi oggi. Manufatti realizzati con amore e rispetto della storia ma che non rinunciano a gridare al loro contemporaneità. Semplici ed efficaci arredi per questo museo a cielo aperto popolato di sassi e pietre; di scanalature e bassorilievi; di sedute e scale; di sculture e animali fantastici.

Per questo salotto cittadino.

E poi in tutti è incisa a fuoco la sagoma dorata di un animale mitologico con il corpo di leone e la testa e le ali d’aquila.

Il Grifone è contento.

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