Grifondoro | 2005
L’appuntamento è, come tutti gli
anni, per la mezzanotte del trentuno di ottobre. I ragazzini si avviano per le
strade del centro tutti truccati da mostri, streghe e mortiammazzati.
E noi si approfitta della festa dei
morti per tornar tra i vivi.
I nostri trucchi son reali. Molto
reali. Rasentano la realtà anzi sono realtà. Questa notte siamo fatti di carne
e ossa, muscoli e sangue. Siamo. Quest’anno ci si trova in piazza. Quella della
fontana tonda. Dove la scala del palazzo entra in piazza. Quella dove la chiesa
mostra il fianco al comune.
La piazza principale; la più bella.
Ci siamo tutti. Tutte le persone che
hanno fatto la città: muratori e scalpellini e contadini e vescovi e artisti e
panettieri e fabbri e suore e basta che altrimenti si fa un elenco lungo come
il mondo. La festa inizia come sempre in sordina. Ci si trova e si parla del
più e del meno; della famiglia e dei figlioli; del tempo e del passatempo; del
calcio e delle motogipi. Poi viene servito il rosso delle colline insieme al
pane condito con l’olio verde.
Gli animi si scaldano e i musici
invitano alle danze.
Quest’anno si balla con l’orchestra
del grande Duca che accompagna la voce unica di Ella. Il buon Dio ci ha fatto
un regalo veramente grande. Musica calda per questa notte fredda di mezz’autunno.
A tutta randa da ora fino all’alba.
Ci siamo tutti. Da Braccio
Fortebraccio signore e despota a Nicola e Giovanni Pisano sommi scultori; dal
Perugino grande affrescatore al Luca Signorelli eccelso dipintore. Tutti quanti
alla danza intenti. E ci sono anche io vostro raccontatore che per decenza non
svelerò chi sia.
E poi ci sono in piazza altre
presenze.
Piccoli oggetti. Oggetti in ferro
pieno battuto con inserti di travertino e legno. Presenze discrete che non
disturbano la solennità del luogo. Oggetti minimi. Minimali direste voi oggi.
Manufatti realizzati con amore e rispetto della storia ma che non rinunciano a
gridare al loro contemporaneità. Semplici ed efficaci arredi per questo museo a
cielo aperto popolato di sassi e pietre; di scanalature e bassorilievi; di
sedute e scale; di sculture e animali fantastici.
Per questo salotto cittadino.
E poi in tutti è incisa a fuoco la
sagoma dorata di un animale mitologico con il corpo di leone e la testa e le
ali d’aquila.
Il Grifone è contento.

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