Borghi | 2003
Il giorno prima
di natale è freddo.
Tardo pomeriggio
appena nevicato. Vado al bar sotto lo studio e incontro un amico conosciuto
come studente. E’ ancora studente. E’ ancora amico e adesso si è messo in
politica. Assessore a qualcosa di un amministrazione figlia delle mani pulite
in un comune qui vicino. Ci raccontiamo i trascorsi. Rivanghiamo il passato e
poi ci confidiamo le speranze reciproche. La politica per la gente è la sua
aspettativa mentre io da grande voglio fare l’architetto. Ci si saluta con la
promessa di prossimi incontri che tanto sappiamo difficilmente avverranno.
Ma la vita è
strana.
Dormo poco la
notte e penso. Molto. Ricordo una
manifestazione, in una città del Veneto,
ha cui ho partecipato alcuni anni prima con un oggetto artigianale in
terracotta. Lucignolo è il suo nome e si tratta di un centro tavola
illuminante. Il titolo della mostra aveva a che fare con lo spirito del luogo o
roba simile. Riscoperta di valori legati al territorio piuttosto che ricerca
tout-court del nuovo per il nuovo. La lampadina di Archimede; il buon amico di
Paperino; si accende improvvisamente quando mi viene in mente che anche io
abito un territorio pieno di spiriti e di luoghi. Mi viene in mente una vecchia
ricerca sulla cultura materiale fuori della città; extra urbana era definita;
promossa dal mio Maestro ai tempi degli studi. Perché non provare a far
qualcosa. Oggetti da casa legati al passato rurale di questa parte di Toscana
rivisitati secondo i gusti dell’abitare contemporaneo. Però ancora non ho il
principe. Proviamo a cercarlo.
La ricerca è
breve.
Un borgo intero
è un intero cantiere e si mormora di riattamento di botteghe e rimessa in
pristino di antichi mestieri. Il paese si trova nei territori amministrati dal
politico incontrato al bar. Ora ho la possibilità di provare a cercare il
principe. Il telefono è sul tavolo. Il numero è nell’agenda nera della tasca
sinistra. Prendo appuntamento con l’amico. L’idea piace. Si prova il contatto con
il principe che accetta l’incontro. Le idee, nel frattempo si affastellano e si
sovrappongono. Si potrebbe proporre il progetto di oggetti per la casa;
contemporanei ma densi di memorie, attuali ma che affondino le radici nel
passato rurale. Si potrebbe poi pensare al progetto di case a tema come
l’abitazione del fabbro, del maniscalco, del fornaio e chi più ne ha più ne
metta. Si potrebbe osare sulle orme di Icaro e pensare al progetto di un nuovo
borgo in un luogo qui vicino già destinato a generico sviluppo turistico.
Si potrebbe?
Si prova. Si
prova e si propone al mecenate tutto
ciò. Lo si propone nel corso di alcuni incontri in villa e in fabbrica. Si
propone un sorta di concorso a inviti dove ai 10 architetti italiani invitati,
selezionati da una rosa di 25, si richiede l’oggetto, la casa e il borgo. Il collegamento alla frase memorizzata: “… dal cucchiaio … alla città …” è
facile. I professionisti, anche quelli di fama, sono d’accordo per non
percepire compenso alcuno. Chiaramente il progetto migliore ha buone
probabilità di murare il borgo. Grande! Scordavo il racconto in forma di
novella che collega le varie scale dell’intervento e che, da alcuni anni, mi
vien sempre voglia di metter in mezzo. Lo propongo. Tutto questo da presentare
alla prossima mostra autunnale nella città di Romeo e Giulietta. Nei vari
incontri si sviscerano i problemi e si ricercano le soluzioni. Si decidono le
strategie comuni e ci si fa un idea dei costi da sopportare divisi tra
l’amministrazione e il mecenate. Pare che l’iniziativa possa procedere.
Tralascio il resoconto della corrispondenza alla ricerca degli architetti e
avanzo veloce fino al giorno dell’ultimo incontro a casa del principe. Mancano
pochi giorni alla pasqua e la primavera si sta avvicinando. L’inverno passato è
stato particolarmente mite e le rondini stanno tornando a costruire i loro
rifugi.
Ma nel piazzale
della villa c’è una macchina in più.
E’ quella del
professionista di fiducia del principe. E vi assicuro che non era né Sangallo
né Alberti. Il meeting procede a rilento. C’è da raccontare tutta la storia per
l’ennesima volta al nuovo arrivato che mi pare essere il gran ciambellano di
una corte uscita dai racconti di Brancaleone. Serioso e noioso. Fintamente
attento e con visibili sbadigli mentali. Se ne esce sempre con domande
assolutamente non pertinenti e si intende; lontano un chilometro; il suo
obiettivo. Affondare il progetto. Ci lasciamo confusi con la vaga promessa, da
parte del principe, di un ultimo incontro risolutivo. Incontro si o incontro
no?
A voi la fine
del racconto
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